Giovanni Mazone, polittico dell'Annunciazione
Autore: Giovanni Mazone
Titolo dell'opera: Polittico Dell'Annunciazione
Data: 1470
Ubicazione: Genova, chiesa di "Santa Maria di Castello"
Dimensioni: cm 275 x 268
Tecnica: olio su tavola
[modifica]
Descrizione dell'opera
Nella navata laterale sinistra della chiesa di Santa Maria di Castello, all’interno della terza cappella, oggi dedicata a San Tommaso d’Acquino, sino al 1847 cappella d’Ognissanti, si trova situato sulla parete di sinistra il magnifico polittico dell’Annunciazione. Questa tavola venne eseguita dall’artista lombardo Giovanni Mazone, che operò in Genova e in Savona tra il 1463 e il 1500, nell’anno 1470 per l’omonima cappella della chiesa e, prima di occupare la posizione attuale, era posta nella sala Grimaldi al secondo piano nel secondo chiostro. La pala lignea è sovrastata da ornamenti marmorei che sviluppano un baldacchino di stile quattrocentesco e riprendono la cornice gotica dell’opera. L’autore dell’Annunciazione divise il quadro in tre piani: la predella, partita in quattro divisioni da ornamenti in legno intagliati e dorati, è sormontata da tre lesene che a loro volta sostengono i tre grandi scomparti finali coronati da baldacchini sporgenti verso l’esterno. La cornice lignea dorata in cui è incastonata l’opera è stata eseguita anch’essa dallo stesso Mazone ed è chiara l’intenzione dell’artista di voler riprendere gli elementi dell’architettura gotica. Le composizioni del gradino rappresentano quattro episodi della vita di Maria:le sposalizi della Madonna ed il suo incontro con Elisabetta; la nascita di Gesù; l’adorazione dei magi; la fuga in Egitto e la purificazione della B. V. Annunziata.Esse sono eseguite con minuziosa attenzione e cura nei dettagli mentre lo scomparto mezzano del secondo piano raffigura il tema principale della tavola, la B. V. Annunziata.In questo pannello l’arcangelo Gabriele, che piegando le ginocchia dinnanzi alla Vergine pronuncia il misterioso saluto, è coperto da una lunga tunica di broccato d’oro con ornamenti rossastri, invece la Madonna indossa una veste di simile tessuto ed ha fermato sul petto un ricco manto azzurro contorniato da un largo fregio d’oro che scende fino in terra. Molto studiati sono poi gli accessori: il grazioso inginocchiatoio su cui posa la Vergine, finito di vari legni ad intarsio ed i cui sportelli semiaperti lasciano intravedere dentro libri, pergamene, ed utensili; la fontana, innovativo elemento romanico, che sorge sullo sfondo; il maestoso loggiato sorretto da pilastri decorati d’intagli tipico dell’architettura delle case quattrocentesche. In lontananza poi appaiono le mura di Nazaret e le circostanti colline già in stagione primaverile che fanno da sfondo anche agli scomparti laterali in cui pure continua il loggiato. In quest’ultimi vengono rappresentate due figure ciascuno: a destra i santi Pietro Martire e San Sebastiano; a sinistra San Giovanni Battista e l’apostolo Giacomo Maggiore. Sovra tali scomparti si trova la cuspide contente tre riquadri minori raffiguranti il Crocifisso, con ai piedi la Madonna, e l’evangelista Giovanni; l’apostolo Paolo e San Rocco. Si noti inoltre la perfetta prospettiva geometrica sviluppata dal soffitto e dal pavimento in tutti e tre gli scomparti. Come afferma Anna Maria Folli nel suo saggio in studi genuensi,per quanto riguarda lo stile figurativo del dipinto, l’impronta fondamentale è lombarda, data la formazione del Mazone che risente del Foppa e dei piemontesi. Tuttavia è presente la suggestione del lusso mistico-araldico dei catalani nella sfarzosa veste dell’arcangelo Gabriele, nel pavimento piastrellato ad “Azulejos”,nelle ricchissime incorniciature a baldacchini traforati e negli archetti con andamento a graffa della predella. Per di più il colore, così vivo e privi di trapassi di tono sembra risentire di composizioni spagnole e portoghesi. Si riscontra anche un linguaggio figurativo più moderno dell’autore poiché compone un accenno di paesaggio mentre negli scomparti solo la figura astratta e levigata di San Sebastiano sembra essere influenzata dell’arte provenzale poiché per gli altri Santi, Giovanni si accosta alla pittura lombarda visibile nella definizione dei “volti scultorei fortemente chiaroscurati, nella più salda plasticità dei corpi”.Non vengono comunque abbandonate dal pittore le preziosità nella resa degli oggetti, dei tessuti e dei gioielli o delle ombre riportate, delle atmosfere luminose di sapore nordico. Inoltre volendo raffrontare quest’opera alla lezione nordica di Giusto di Rovensburg si fanno esplicite le influenze del linguaggio fiammingo sul Mazone per cui i nuovi mezzi espressivi gli consentono di esprimersi con immediata chiarezza e “felicità d’immagini”. In particolare confrontando l'Annunciazione del pittore lombardo con quella di Giusto si riscontrano elementi di contatto quali l’iscrizione dorata al centro della tavola nel pannello mezzano e le colonne rettangolari che costituiscono l’architettura. E anche evidente la diversa prospettiva che in Giusto non è rappresentata in maniera geometrica ma rilascia solo un apparente senso di profondità, divergenza dovuta alla differente formazione dei due artisti. Per ciò che riguarda il disegno, Mazone utilizza un segno netto e tagliente come si nota dalla fiorellatura dei marmi e delle stoffe, è un tratto corretto e rigido che rende lineari e incisivi i contorni di ogni elegante figura. Il colore non è brillante ma con i suoi ori smaglianti e rossi di ceralacca è “gradevole all’occhio”, facendo risultare antiche le figure in quel lusso, in quel fasto, in quel luccichio. Nel complesso si tratta di un’opera ancora giovanile che proprio per il suo linguaggio così composito ma personale che riunisce elementi fiamminghi, lombardi, catalani, provenzali, nostalgie del gotico fiorito è da considerare una delle più rappresentative delle Liguria nella II metà del secolo XV. Approfondendo invece la questione inerente all’attribuzione del polittico all’autore, come riporta Luigi Tommaso Belgrano nella lettera al P. Amedeo Raimondo Vigna, prima di identificare il tocco di Giovanni Mazone molti studiosi notarono riferimenti alla scuola tedesca mentre altri a maestranze liguri in particolare attribuirono il dipinto al Brea, nonostante l’opera considerata manchi del sentimentalismo accentuato e del “pietismo edulcorato” tipici del maestro nicese. Anche Luigi Tommaso Belgrano identificò nel dipinto un artista non corrispondente all'originale poichè provò che l'autore dell'opera fosse Antonio Vivarini da Murano presso Venezia. Infine l’Alzieri propose erroneamente come possibile autore Niccolò Da Voltri confrontando l'Annunciazione con le altre opere di quest’ultimo artista. Questa articolata diatriba riguardo l’autore della tavola è da considerarsi legittima ricordando che numerosi artisti di altre province italiane si trovarono negli anni, seguenti la seconda metà del quattrocento, a operare in ambito ligure, per lo più genovese.
[modifica]
Fonti
- Alizeri, Federico, Guida artistica per la città di Genova III giornata, Genova, 1846. Un monumento più antico di pittura abbiamo nella tavola del secondo altare, nella quale è figurata l'annunciazione di Maria. Quivi si spiega indole diversa della precedente; e mel perdoni il Ratti,che la chiama d'uno stile consimile,uso ad avvolgere in un fascio quanto non sappia di moderno. Agli ornamenti marmorei che le fan quasi padiglione, e a' fregi dorati che la scompartono si riconosce con certa precisione l'epoca in cui fu lavorata; direi poco innanzi alla metà del quattrocento. Pochi anni durò oltre questa età lo stile tedesco negli ornatisti, lasciando il campo alla rinnovazione dell'arte dui begli esempi latini; lande il crederla più moderna sarebbe un anacronismo. A non crederla più antica mi consigliano le figure stesse che vi dipinse l'autore entro gli scomparti, essendovene alcune di santi domenicani, indizio non lieve, ch'essa venisse eseguita per questa chiesa dopo l'ingresso de' PP. Accaduto nel 1441. L'arte de' doratori, che rammenta con orgoglio la comunanza avuta co' pittori innanzi al perfezionamento dell'arte, ha quivi onde consolidarsi; poiché v'è tanto dispendio della loro meccanica, da rimanere incerti se più l'oro o le tinte vi campeggiano. Novello argomento per crederla dell'epoca che le assegnai; mentre l'uso o l'abuso che sia di affratellare le dorature ai dipinti scomparve sul declinare del XV secolo, per opera specialmente d'un Agostino Calvi, che diede a Genova molta prole pittorica. Esaminando la tavola, troviamo un artista degno di gran lode, e di miglior secolo: se non vago e brillante ne' colori (ché nol comportava l'incerta meccanica d'allora) esatto però ne' dintorni, libero e maestoso nel piegare,elegante nell'atteggiar le figure. Tenta con discreto successo la prospettiva lineare, grande sforzo per quell'età. Ne' vestimenti dell'angiolo, sfarzosi ed abbondanti più che non voglia l'espression del mistero,si discerne il talento di mettere in comparsa l'industria del doratore; la quale vi ha sì gran prove da confondere la vana millanteria de' moderni. Non entrerò in una discussione impossibile a sciogliersi, se il pittore sia genovese o straniero; dirò soltanto, che questo stile capace di far onore al suo secolo,non è raro a vedersi in Genova, e fa quasi supporre una sequela d'imitatori. E se pure mi si chiedesse da quali principii si possa ripetere con qualche probabilità, io non dubiterei d' accennare quel Nicolò da Voltri, che fiorì sui principii del millequattrocento, un di coloro (secondo il Soprani) che primi furono in Genova a dimostrare qual fosse la forza d'un pennello da saggia mano artificiosamente maneggiato.
- Foppiani, Celestino Luigi; Pareto, Lorenzo; Spinola, massimiliano; Pallavicino Camillo; Descrizione di Genova e del genovesato, vol.2, Genova, 1846, Noi vediamo nel secondo altare un quadro rappresentante l'Annunciazione di Maria, di cui non si poò con sicurezza indicare l'autore (...) E' commendevole questo lavoro per molta precisione nell'esecuzione, eleganza negli atteggiamenti delle figure, e fine intelligenza nel piegare de' panni. Ebbe il giuspatronato di questa cappella la famiglia Moneglia.
- Vigna, Amedeo, Santa Maria di Castello in: a cura di Dario Giuseppe Rossi libraio, l’antica collegiata di Santa Maria di Castello, Genova, 1859, pagg. 198\201.Un monumento più antico di pittura abbiamo nella tavola della parete, in cui è figurata l'Annunciazione di Maria. Agli ornamenti marmorei che le fan quasi da padiglione si riconosce con certa precisione l'epoca in cui fu lavorata (...) L'arte dei doratori che rammenta con orgoglio la comunanza avuta coi pittori innanzi al perfezionamento dell'arte, ha quivi onde consolarsi (...) Novello argomento per crederla dell'epoca che le assignai (..) Esaminando la tavola troviamo un'artista degno di gran lode e di migliore secolo (...) Nei vestiti dell'angiolo sfarzosi e abbondanti più che non voglia l'espressione dl mistero, si discerne il talento di mettere in comparsa l'industria del doratore (..) Non entrerò in una disussione impossibile a sciogliersi (...) E se pur mi chiedesse da quali principi si possa ripetere con qualche probabilità, io non dubiterei nell'accennare quel Niccolò Da voltri (...) Sino qui L'Alizeri, ma l'egregio mio amico L. Tommaso Belgrano in una dotta dissertazione letta alla Società Ligure di storia e patria addì 26 luglio 1860 (...) E noi siamo lieti di potere aggiungere a tale proposito che essendosi qua recato nel 1862 a visitare la nostra chiesa il marchese Pietro Selvatico (...) Seguendo l'uso del tempo l'autore divise il suo quadro in due piani (...) Solo non facciamo parola del baldacchino maroreo e degli altri ornati che decorano il presente quadro, avendo a ragionarne in breve; solo osiamo esporre il vivo nostro desiderio che questa tavola venga presto restaurata, acciò non vada ogni dì più deperendo un sì bel capolavoro d'arte.
[modifica]
Bibliografia
- Alfieri, Luigi, Mostra della Pittura Antica in Liguria, Milano, datazione assente.
- Università degli studi di Siena e di Napoli Federico II, Prospettiva rivista di storia dell’arte antica e moderna, 101 gennaio 2001, pagg. 61\64.
- Canale, Michel Giuseppe, S. Maria di Castello in: Magazzino Pittorico Universale, , Genova, 1836, pagg. 162\164.
- Folli, A. M, Giovanni Mazone pittore Genovese in: a cura di Istituto Internazionale di Studi Liguri sezione Genova, Studi Genuensi VIII, Genova, 1970\71, pagg. 112\113.
- Belgrano, Tommaso Luigi, Di una tavola del secolo XV rappresentante la B. Vergine Annunziata lettera al P. Amedeo Raimondo Vigna, in: Arti della società Ligure di Storia e Patria, Genova, 1860, pagg. 275\284.
- Colette, Bozzo, Dufour, La pittura a Genova e in Liguria, sagep, Genova, 1970.
- Castefranchi Vega, Liana, L'arte del quattrocento in Italia e in Europa, Milano, 1996, pag. 87.
[modifica]
Compilatore
Nome compilatore: Banaudo Roberta
Data: 27 Novembre 2010
Nome Revisore: Antonie Rita Wiedemann e Gabriele Lo Nostro
Compilatore: Maurizia Migliorini
[modifica]