Biografia
Adrien Wettach, in arte Grock, nacque nel Cantone di Berna, a Reconvilier, nel 1880. Il padre era orologiaio di professione e musicista ed acrobata per diletto.
Si unì molto giovane ad una comunità di tzigani, apprendendo virtuosisticamente l'arte di suonare ben 14 strumenti musicali, fra i quali "il violino più piccolo del mondo".
Diventò provetto in varie discipline dell'arte circense (giocoleria, contorsionismo, equilibrismo, acrobazia ).
Nel 1903 fece coppia con il clown "Brick" ( Marius Galante ) e proprio da quel periodo cominciò a farsi chiamare "Grock". Ebbe un giorno a dire: "Il mio nome di nascita non conta più. Io sono "Grock". L'altro è il nome degli anni oscuri!".
Dopo trionfali tournée in Europa e in America raggiunse il culmine della carriera nel 1919, anno in cui, all'Olympia di Parigi, fu incoronato "re dei clown".
Con gli anni, si dedicò al musical.
Recitò anche, da protagonista assoluto, in tre film: Son premier film (1926), Grock presenta Grock (1931) e Arrivederci, signor Grock (1950).
Nacque attraverso numerosi viaggi e si sviluppò sempre più a partire dagli inizi del Novecento la sua passione per la Riviera franco-italiana, dove fece frequenti tappe, durante la sua attività frenetica di clown. Agli inizi degli anni Venti, con la moglie , Ines Ospiri, Wettach rimase incantato da Oneglia. Nel 1924, acquistò quel vasto terreno che sarebbe divenuto il fantastico parco della sua straordinaria casa,nota a tutti come Villa Grock.
Dal 1930 si stabilì ad Oneglia con la moglie Ines e la figliastra Bianca ( l'effettivo nome che Grock volle per la costruzione fu infatti "Villa Bianca" )
Definito "il più grande clown del mondo", fu apprezzato da sovrani, Capi di Stato e celebrità della sua epoca. Ebbe entusiastici apprezzamenti anche dal leggendario Charlie Chaplin.
Nel 1950 creò un circo mobile tutto suo, nel quale ebbe il battesimo artistico la grande cantante e show-woman Caterina Valente.
In seguito, ritiratosi ad una vita più tranquilla nella sua grandiosa villa imperiese, limitò le apparizioni a pochi, seguitissimi spettacoli televisivi.
Morì ad Imperia nel 1959.
Biografia del "Re dei clown"
Charles-Adrien Wettach nasce il 10 gennaio 1880 in Svizzera nel Cantone Bernese, nei pressi di Reconvilier in una località chiamata Moulin de Lovéresse. Il padre Jean-Adolph è di mestiere orologiaio, acrobata e musicista per passione e la madre Cécile-Fanny Péquegnat operaia, cantante e chitarrista.
La famiglia di modeste condizioni effettua numerosi traslochi in diverse località svizzere cambiando varie attività lavorative. Adrien è un bambino molto vivace. “Se dovessi raccontare tutte le birichinate che combinai dovrei riempire venti pagine almeno.” (1)
A soli sei anni Adrien assiste ad uno spettacolo circense con la sorella Jeanne e ne rimane talmente colpito al punto da decidere che avrebbe fatto il clown: “Non sognavo che una cosa: diventare artista. Sentivo che niente mi avrebbe tolto quell’ossessione dalla testa.” (2)
Adrien studia il violino, armonia e contrappunto con la sorella Jeanne, si allena nelle acrobazie e aiuta il padre nell’attività di orologiaio. Costruisce il suo primo strumento eccentrico e chiede al padre di acquistarne di nuovi.
La sera si esibisce nella locanda di famiglia il Cafè du Paradisli.
Il vero e proprio esordio avviene nel 1894 nel circo Wetzel come uomo serpente, equilibrista, giocoliere e naturalmente musicista.
Nel 1897 si reca in Ungheria con la sorella Jeanne come precettore ai figli di un conte, prende lezioni di scherma e accorda pianoforti. Lavora per brevi periodi in piccoli circhi.
In seguito si reca in Francia, in quel periodo fa il cassiere presso il Circo Nazionale Svizzero.
A Nîmes il primo ottobre del 1903 sostituisce Brock, il partner di Brick (Marius Gallante) e qui “[…] vide la luce Grock.” “ E così inventai Grock. Sul manifesto ci sarebbe stato scritto Brick e Grock”. (3)
In due anni attraversa la Francia, il Belgio, l’Italia, l’Africa del Nord.
A Buenos Aires incontra Antonet. Dal 1906 al 1913 fa coppia con il famoso clown Bianco e suo maestro Antonet.
Nel 1908 conosce Ines Ospiri, cantante di origine italiana di Trappa (Garessio, in provincia di Cuneo) che sarebbe diventata in seguito la sua compagna di vita. Si sposano a Londra nel 1919.
“[…] Dopo l'Olympia io e Max riprendemmo la strada per Londra. Ma questa volta eravamo in tre. La terza persona della comitiva era la mia futura moglie. La portavo in Inghilterra per poterla sposare al più presto. Tutto quello che posso dire su questa storia è che l’avevo conosciuta a Parigi nel 1908, di ritorno da una tournée in America. Aveva diciotto anni, bella come Venere – perlomeno dal mio punto di vista -, era molto amica di mia sorella Jeanne e aveva una voce meravigliosa. I suoi capelli erano castani ed era italiana. Il suo nome? Ines, semplicemente. Con questo vi ho detto abbastanza. Il resto riguarda solo me. La settimana dopo, senza troppe smancerie né pubblicità, giurammo di amarci tutta la vita. Max e Percy ci fecero da testimoni. Alla fine della cerimonia ci spostammo tutti e quattro in un ristorante italiano. Lì si concluse quella giornata speciale, esattamente come desideravo: nel silenzio assoluto. Nessuno era al corrente di quanto era successo. O, almeno, così pensavo. […]” (4)
Lavora al circo Medrano nel 1911 ed è lì che nasce la gag del piccolo violino:
“[…]In un angolo era depositato un grande canestro. Aprii il coperchio meccanicamente. Ero sicuro fosse vuoto. […] sul fondo era appoggiato un violino piccolissimo. Mi misi a ridere e gli dissi:’Povero piccolo. Ti annoierai lì, tutto solo.’ Poi improvvisamente urlai: ‘Eureka!’ Tirai fuori il minuscolo strumento dalla sua prigione, lo misi a posto e lo piazzai in una custodia molto grande, per violoncello. […] ‘Bisogna provare sempre cose nuove. Solo così si vedrà l’effetto che produrranno.’ […] A quel punto aprì la custodia del violoncello ed estrasse il violino miniaturizzato. Scoppiò un’esplosione di risate che si esaurì solo parecchi secondi dopo. […] Avevo vinto ancora una volta.” (5)
A Madrid nasce un’altra della sue migliori gag: l’effetto di avvicinare il pianoforte alla sedia:
“[…] le mie migliori gag sono nate nelle improvvisazioni di fronte al pubblico: scaturivano da circostanze impreviste, qualche volta assolutamente per caso. […] l’effetto in cui avvicino il pianoforte alla sedia mi è venuto in mente, senza nessuna premeditazione a Madrid. Mi era stato messo a disposizione un piano verticale. […] Una sera gli inservienti collocarono il pianoforte proprio al limite dell’area.[…]Per rimediare all’errore […] scelsi di avvicinare lo strumento alla sedia. Questo movimento incongruo fece esplodere uno scoppio di risate generale.” (6)
Però Grock vuole di più …“Avevo obiettivi molto più alti. Il mio scopo non era quello di rimanere per sempre in un circo, ma di crearmi una reputazione internazionale. Per raggiungerla bisognava viaggiare, e lavorare in teatro.” (7)
Grock ed Antonet debuttano al Wintergarden di Berlino il 16 agosto 1911, in seguito al teatro Hansa ad Amburgo, a Berlino, a Norimberga, a Budapest, a Londra, a Vienna , a Budapest. Qui nasce il famoso salto della sedia:
“Proprio a Budapest, durante quel soggiorno, aggiunsi al numero il famoso salto dalla sedia […] Come in generale tutti i miei effetti peculiari, lo avevo eseguito senza averlo progettato prima. Un pomeriggio, mentre ero in procinto di salire su una sedia senza smettere di suonare la concertina, il pianale affondò sotto il mio peso. Gran risata in sala. Il pubblico si era accorto che quell’incidente non era studiato. Confuso per quanto era successo iniziai a ridere pure io. Ma dovevo risolvere quell’imprevisto: cosicché, dopo essermi concentrato, balzai con una spinta fuori dall’ intelaiatura e mi ritrovai seduto a gambe incrociate, senza sapere come. Ci fu un’esplosione di applausi. “Ecco un’altra perla da aggiungere alla collana”, mi dissi.” (8)
“Il diciotto settembre (1913) mise termine al sodalizio di due uomini fatti per capirsi. Due uomini che si lasciavano, dopo sei anni di gioie e delusioni, per continuare la loro vita errante […].” (9)
L’artista lavora al Music Hall con Geo Leolé, il marito della sorella Jeanne.
Il suo partner inglese è Max Van Embden. Il clown si esibisce in trecento rappresentazioni per i soldati britannici, recita a Buckingam Palace di fronte al Re Giorgio V e incontra W. Churchill.
Nel 1918 fonda una casa di edizioni musicali con un musicista di nome Silbermann. Grock compone alcuni brani che ottengono successo. Dopo un anno cede la sua parte al socio che la acquista completamente nel 1920.
Si reca negli Stati Uniti nel periodo del proibizionismo ed ha poche soddisfazioni.
“Non si vive solo di soldi, ma anche di soddisfazioni! I soldi non contano nulla senza il piacere dell’appagamento personale. […] L’unica cosa positiva che ne ricavai consiste nel fatto che mi diede l’opportunità di acquistare, con i dollari guadagnati così faticosamente, una bella villa spaziosa dove trasferire mio padre e mia madre: la villa dove finirono i loro giorni.” (10)
In seguito torna a Londra e poi in Francia a Parigi.
“[…] E’ stato proprio durante la mia permanenza all’Alhambra che la sequenza dell’archetto ha visto la luce.” “Una sera in cui ero di buon umore avevo deciso di tentare una prova di abilità: riprendere al volo l’archetto del violino dopo averlo lanciato in aria e fatto ruotare su sé stesso. Sbagliai il colpo e lo feci cadere al suolo. L’aver fallito un effetto così elementare mi aveva mortificato, e il pubblico se ne era accorto: in sala era risuonata una bella risata generale. Farmi battere così da un oggetto non mi garbava per nulla. Dopo aver ricavato alcuni accordi dal violino ritentai il lancio. Persi ancora la presa, ma questa volta intenzionalmente. Altra risata. Improvvisamente realizzai che da lì sarebbe scaturito un nuovo effetto comico. Ma quale? In quel momento non avrei saputo dirlo, non si era ancora manifestato con chiarezza. […] il giorno dopo ho ripreso il gioco: ma questa volta, quando l’archetto mi è sfuggito di mano, ho battuto un piede sul palcoscenico per simulare una reazione indispettita. Quella cosa fece ridere. […] D’improvviso mi venne l’idea di andare dietro una delle colonne, abbastanza larga per celarmi del tutto alla vista del pubblico, […] il fatto curioso è che da dietro alla colonna riuscivo sempre a riacciuffarlo al volo. Questa cosa faceva ridere. […] Una volta ripresentatomi sul palco ho rimesso il violino in posizione, eseguito qualche nota, e dopo aver lanciato in aria l’archetto – questa volta senza pensarci – l’ho afferrato saldamente. Dopodichè ho ripreso a suonare con noncuranza, sino all’istante in cui, di scatto, ho realizzato che l’impresa era stata compiuta. Mi ero messo a saltare di gioia, mostrando al pubblico il diabolico archetto finalmente domato. Gli istanti di pausa tra azione e successiva focalizzazione della sua risoluzione avevano scatenato una raffica di risate e applausi a catena, che sembrava non dovessero esaurirsi mai. Avevo appena identificato uno dei migliori effetti comici del mio numero. Ora bisognava perfezionarlo con tutta una serie di dettagli supplementari; e questo non è un lavoro sempre facile. Ma a forza di improvvisare, di tenere duro, sono arrivato a definire perfettamente questa gag: un gioco che, in seguito, sarebbe diventato uno dei punti di forza su cui ho costruito il mio successo.” (11)
A Bruxelles acquista un sassofono soprano, prende lezioni a Londra da un musicista di colore e aggiunge al numero il duo di sassofoni e l’invenzione dell’archetto. Lo spettacolo al Coliseum dura cinquanta minuti ed è un grande successo.
Il grande clown conosce Imperia per caso perché vi si reca a far visita ai suoceri. Credo che i fatti dimostrino che si innamorò perdutamente della Riviera ligure.
“Quello stesso anno, il 1922, decisi finalmente di riposarmi: mi concessi della vacanze. Le prime dal 1914. Partimmo per la Riviera italiana. Volevamo andare a trovare i genitori di mia moglie e vedere la piccola villa che avevo fatto costruire per loro, sotto la direzione di suo padre. La villa era graziosa, in una bella posizione collinare. Da lì dominavamo tutto il Paese. Di fronte c’era il Mediterraneo, a destra Porto Maurizio. Sotto si allargava Oneglia. Oneglia è situata a una ventina di chilometri da Sanremo. La battezzammo “Villa Bianca”. Ci rimasi dieci settimane, nel corso delle quali sono ingrassato parecchio. Alla fine pesavo ottantadue chili. Quando ho ripreso a lavorare non entravo più nella mia sedia. Dovetti saltare alla corda quindici giorni per riacquistare il peso forma, settantatrè chilogrammi.” (12)
Torna a lavorare in Inghilterra, poi in Francia.
Il primo ottobre 1924 debutta alla Scala di Berlino dopo undici anni.
“La mia battuta Sans blague! Era stata sostituita con Nicht moglich! […] La stampa non parlava che di Grock […] Era scoccato il colpo di fulmine tra me e il pubblico. Chiusi la tournée riportando in Italia una raccolta di elogi. Avevo conquistato un altro Paese, oltre che una bella somma di denaro.” (13)
Torna ad Oneglia “[…] nella graziosa, piccola Villa Bianca, trascorsi vacanze meravigliose, senza preoccupazioni per l’indomani. E le tasche piene di richieste. La vita era bella, mi sorrideva. Da Parigi ci raggiunse mia madre, sempre accompagnata da Madame Emma. […] Con noi c’erano pure Geo Lolé e mia sorella, e le due sorelle di mia moglie. Trascorsi in famiglia ore indimenticabili. Quei momenti si sarebbero rinnovati ogni anno.”(13)
L’autunno 1925 lavora in Germania, poi a Vienna, in Austria, a Parigi.
Trascorre Luglio del 1926 ad Oneglia, poi torna dopo venti anni in Argentina e in altre località dell’America Latina.
Torna a Parigi il primo gennaio del 1927; il 10 gennaio comincia a lavorare a Nizza. “La città si trova a ottanta chilometri da Oneglia, dove abitavano i genitori di mia moglie. A fine repliche andammo ad abbracciarli, e restammo alcune settimane con loro.” (14)
Torna per la sua prima tournée in Svizzera.
A fine giugno del 1927 viene ad Oneglia.
“Quando finivo una stagione andavo sempre a riposare qualche mese a Oneglia. […] mi sentivo stanco. Il numero, che nel frattempo si era ingigantito e durava adesso più di un’ora – oramai tenevo tutta la seconda parte del programma – era sostenibilissimo se riposavo quattro mesi di seguito. Ne avevo bisogno per recuperare le forze e conservarmi in forma, prima del rientro autunnale.”(14)
Nel 1927 acquista un vasto terreno, disegna, progetta e fa costruire la sua stupenda dimora di quarantasette stanze su tre piani con meravigliosa vista sul mare e sulla città. Troviamo inoltre: camera oscura, atelier, garage, serra, loggiato, belvedere, terrazze e una stanza ubicata nella cupola; parco-giardino adornato da sculture, fontane, etc.; frutteto, vigna, orto, uliveto e pollaio (secondo le antiche tradizioni liguri).
La villa, come già detto, è chiamata Villa Bianca forse in omaggio alla figlia di Ines Ospiri o forse in ricordo della bianca casa contadina che era costruita sulla proprietà.
Nel 1930 lavora a Parigi, in Svizzera, in Olanda, in Scandinavia, in Germania. In quel periodo esce in Europa il primo film sonoro intitolato Big Boy interpretato da Al Jolnson.
“[…] L’avevo conosciuto a New York che cantava truccato da negro. Un giornalista mi volle fare alcune domande sull’argomento.
- Cosa ne pensate dei film sonori, Grock? –
- Credo che di qui a qualche anno i film sonori sostituiranno i music-hall. Questi saranno costretti a scomparire, come pure i teatri, perché ogni direttore userà la sua sala per proiettare le pellicole. Cambierà tutto. Addio al varietà e alle sue vedette.-
Oggi posso constatare, purtroppo che la mia premonizione era esatta. Il film sonoro ha fatto il suo percorso, annientando il music-hall. Un vero peccato. Ma è così.” (15)
Si dedica anche al cinema. Il suo film ha un enorme successo. Nel luglio del 1931 il produttore e i soci del suo film scompaiono senza lasciare traccia e Grock perde il suo grosso investimento finanziario.
Attraversa un momento di grande crisi finanziaria e deve ricominciare da capo. “Non mi restavano che gli occhi per piangere, e abbastanza coraggio per riprendere a lavorare con accanimento. […] Il successo del film aumentò ulteriormente la mia popolarità. Ne ricavai un solo beneficio: poter approfittare di quella pubblicità.” (16)
Nel marzo del 1931 mentre lavora a Marsiglia ha tra il suo pubblico Charlie Chaplin. Si erano già conosciuti negli anni dodici a Birmingham.
“Non passò molto prima che gli spettatori venissero a sapere che Charlie Chaplin era in teatro, e che era partito da Algeri appositamente per me. E così, durante tutto il numero, tutti gli occhi erano rivolti a lui … per rendersi conto delle reazioni che provava guardandomi. Per un istante puntai lo sguardo nella sua direzione e vidi Charlot, con un fazzoletto in mano, asciugarsi gli occhi. Gli spettatori erano in delirio: più Charlot rideva, più forte era l’entusiasmo in sala. […] Qualche minuto dopo entrò in camerino. Stringendomi calorosamente la mano disse, in inglese: - If I am the best on the screen, you are the greatest on the stage! (Se io sono il migliore sullo schermo, voi siete il più grande in palcoscenico). La sola differenza è che sono più ricco di voi.- -Sono incantato, ma forse sono più felice di voi.- Parlammo ancora di varie cose. Lui dei suoi progetti cinematografici, io delle vacanze che avrei iniziato di lì a poco. Infine ci congedammo. […] (17)
Poi si reca a Milano, successivamente ad Oneglia. “[…] e raggiungemmo poi Oneglia per festeggiare l’ingresso nella mia nuova villa. Rimasi lì fino a settembre. Non mi ero mai concesso vacanze così lunghe.”(18)
Il 15 settembre si esibisce nel castello del re a San Rossore alla presenza di sua Maestà Vittorio Emanuele III, la regina, le principesse, il principe Umberto.
Cinque mesi dopo a Bruxelles il Re Albert I, la regina e il principe Charles sono nella sala del Palais d’Etè.
Nel 1933 si reca in Germania ed ottiene una grande fama, a cominciare da quel periodo e per i vent’anni seguenti ebbe come partner il formidabile Alfred Schatz.
“ Alfred, il mio partner, era molto coscienzioso. […] Alfred possedeva anche un dono per le lingue. […] Veniva a trascorrere le vacanze a Oneglia, il che gli consentì di imparare l’italiano correntemente.”(19)
Conosce ed ospita ad Oneglia i famosi piloti Caracciola e Von Brauchitsch.
Il 24 gennaio 1934 al Deutsche Theatre di Monaco il Dottor Goebbels ed Hitler sono a teatro.
Nel 1939 Grock si stabilsce con la moglie ad Imperia. “Io e mia moglie avevamo deciso di ritirarci dal palcoscenico. Avevamo di che vivere agiatamente nella villa di Oneglia. Avevo scritto a mia madre di vendere la villa di Saint-Maur. Sarebbe venuta a stare con me in Italia. A Berlino feci annunciare che quella era, irrevocabilmente, l’ultima volta che lavoravo in Germania. […] Tenevo tutta la seconda parte, perché adesso il mio numero durava un’ora e un quarto.[…]” (20)
Recita a Trossingen per gli operai di Ernst Honer per ringraziare delle fisarmoniche ricevute.
“ Il 6 maggio 1939 valicai la frontiera italiana al Brennero. Alle sei del pomeriggio ero a casa. Avevo percorso i novecentosessanta chilometri che separano Monaco di Baviera da Oneglia in dodici ore, soste comprese. Ottanta chilometri l’ora di media. […]” (21)
Quando scoppia la seconda guerra mondiale Grock vive ad Oneglia. “Fu una gioia di breve durata. Il 1° settembre la guerra sconvolse ogni cosa. Era scritto che sarei stato costretto a lavorare sino alla fine dei miei giorni. Mia madre ci aveva raggiunto. […] Ebbi la gioia di tenerla con me ancora due anni. Morì tra le mie braccia il 10 settembre 1941, a ottantanove anni. Ora riposa in pace nel cimitero di Oneglia.” (22)
Nel 1942 si esibisce in Germania.
Torna in Italia ma nel 1944 cade una bomba vicino alla casa, così lascia Villa Bianca e si reca in Svizzera presso i suoi parenti.
Nel 1944 la Villa viene requisita dall’esercito tedesco.
Finita la guerra Grock torna ad Imperia, compone musica e scrive le sue memorie su consiglio di Titta Ruffo (23) ospite a Villa Bianca.
Nel 1951, a settantuno anni Grock fonda il suo circo mobile e trionfa nelle maggiori città europee. Il music-hall possiede quattrocentomiladuecento posti, è composto da sessanta roulettes, trenta artisti e centoquaranta dipendenti.
Si ritira ufficialmente dalle scene il 31 ottobre 1954 anche se partecipa ancora ad alcuni programmi televisivi nel 1956.
Grock muore nella sua dimora il 14 luglio 1959.
In seguito alla sua morte la vedova riesce con grande fatica a portare avanti la manutenzione della villa e del parco. E’ costretta a vendere la vigna ed il frutteto.
Dopo un anno dalla scomparsa della signora Ines nel 1975, la villa e tutti gli effetti personali appartenuti al clown vengono svenduti dalla figlia adottiva Bianca.
Attualmente, dal 2002 Villa Grock è di proprietà della Provincia di Imperia. (24)
Note al testo
(1) LOCURATOLO, Massimo, Grock. La mia carriera di clown, Milano, Mursia Editore, 2006, p. 12
(2) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 23
(3) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 81
(4) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 205
(5) M. LOCURATOLO, op. cit., pp. 108-111
(6) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 113
(7) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 112
(8) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 135
(9) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 143
(10) M. LOCURATOLO, op. cit., pp. 214-215
(11) M. LOCURATOLO, op. cit., pp. 217-219
(12) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 225
(13) M. LOCURATOLO, op. cit , pp. 232-233
(14) M. LOCURATOLO, op. cit., pp. 241-242
(15) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 258
(16) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 259
(17) M. LOCURATOLO, op. cit., pp. 260-26
(18) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 262
(19) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 280
(20) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 287
(21) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 288
(22) M. LOCURATOLO, op. cit., p. 289
(23) TITTA RUFFO (Pisa, 9 giugno 1877 – Firenze, 5 luglio 1953) è stato un baritono considerato da tanti il più grande della storia della lirica, sia per la straordinaria voce che è stata apprezzata in ogni parte del mondo, sia per le sue splendide capacità interpretative.
(24) In questa biografia ho fatto riferimento all’ampio quadro che Grock stesso fornisce della sua vita nelle numerose biografie ed autobiografie.
Soprattutto ho fatto riferimenti a queste biografie: GROCK, Sans blague! Ma carrière de clown, Paris, Edition Flammarion, 1948 e la traduzione di Locuratolo perché questa è la biografia scritta da Grock di proprio pugno nella sua villa imperiese.
La mia scrittura è intercalata da frasi testuali scritte dallo stesso Grock.
Ho centrato soprattutto l’attenzione sulla nascita delle sue gag più famose.
Ho tralasciato e “tagliato” parti anche molto importanti della vita e della carriera del grande clown, una vita fatta di grandi successi, sacrifici, dolore, ostinazione e dedizione.
Vorrei citare una scritta, a mio avviso molto significativa, scolpita su una delle fontane del parco di Villa Grock: ”Attraverso le difficoltà fino alle stelle”
Bibliografia
DIERCKSEN, Laurent, Grock.Un destin hors norme. Biografie et album photos, Berne, Deuxième édition, 2000
GROCK, Grock raconté par Grock. Adaption francaise du texte allemand d’Edouard Behrens, Paris, éditions Victor Attinger, 1931
GROCK, Life’s a lark, Translated from the german by Madge Pemberton, London, Edited by Eduard Beherens, 1931
GROCK, Sans blague! Ma carrière de clown, Paris, Edition Flammarion, 1948
GROCK, avec la collaboration de Ernst Konstantin, Ma vie de clown (die memorien des konigs der clowns), Traduit de l’allemand par Monique Thies, Paris, éditions Pierre Horay, Paris, 1957
GROCK, Grock. King of clowns, Translate by Basil Creighton, London, Edited by Ernst Konstantin, 1957
LOCURATOLO, Massimo, Grock. La mia carriera di clown, Milano, Mursia Editore, 2006
LOCURATOLO, Massimo, Invito al cabaret. La storia, i personaggi, i generi della comicità popolare, Milano, Mursia Editore, 2003
VIDEO SU SPETTACOLI DI GROCK:
http://www.youtube.com/watch?v=fKE7Dd0PnDg
http://www.youtube.com/watch?v=tvRfH86MDlk&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=1hjxO6iYIEs&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=7cnoqSN1_AA&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=HubxMS_KrQI&feature=related
IMMAGINI DI GROCK: