Cenni biografici
Herman Melville (New York, 1 agosto 1819 - 28 settembre 1891)
Il Padre era un commerciante che si occupava soprattutto di importare prodotti francesi d'ogni tipo. La sua attività permise nonostante gli alti e bassi, di mantenersi un buon tenore di vita. I primi anni dell'infanzia di Herman passarano tra un trasloco e l'altro, sempre nell'ambito dei quartieri residenziali più eleganti di New York, con rare punte ad Albany. Dopo un certo periodo di prosperità economica, il padre Allan si trovò a chiedere dei prestiti al cognato Peter Gansevoort.
Nonostante gli indebitamenti del padre, Herman visse un'infanzia all'interno di un clima apparentemente tranquillo, scosso talvolta dalle tensioni familiari nei periodi di maggiore difficoltà economica. Ma a parte questi momenti il bambino passò questi anni in felicità, nell'agio e nella compagnia di fratelli e cugini.
Le cose cambiarono quando il padre morì in seguito a una malattia contratta durante un viaggio d'affari a New York. Il primo genito Gansevoort si mise alla testa dell'impresa, ormai devastata e in quello stesso anno (1831) anche il nonno, il vecchio Maggiore Melville perì, andando a mancare così il piccolo sostegno che poteva dare alla famiglia.
Nel 1834 Herman dovette iniziare a lavorare; lo zio Thomas gli offrì un lavoro nella sua fattoria a Pittsfield. In quel periodo il laboratorio di pellecceria del fratello maggiore andò a fuoco e quindi i parenti dovettero intervenire economicamente per permettergli di riprendere faticosamente l'attività. Negli anni successivi la sorte non fu tanto più tenera, Gansvoort si indebitò ulteriormente, arrivando ad ipotecare la maggior parte dei beni dotali della madre. Herman in quel periodo altrenava il lavoro nell'impresa del fratello alla frequenza della Albany Classical School, dove si ditingueva per merito tra tutti gli alunni; diventò membro ammirato della Ciceronian Debating Society e più tardi della Philo Logos di cui divenne più tardi presidente.
Nel 1838, la famiglia Melville si trasferì a Lansinburgh per risparmiare, qui Herman si scrisse a un corso di materie tecniche alla Lansinburgh Academy.
Herman nel frattempo scriveva per conto suo e nel 1839 pubblicò la sua prima operetta: i Fragments from a Writing Desk. In giugno la situazione economica familiare perggiorò ed Herman decise di imbarcarsi su una nave da carico, il St. Lawrence, seguendo l'esempio del nonno. Trascrisse le sue esperienze di navigante, in modo colorito nel Redburn, un epistolario, disgraziatamente perduto nella sua maggior parte.
Al ritorno Melville dopo un breve periodo come insegnante a Pittsfield, riprenderà la via del mare, ma con mete più lontante dell'Europa, come i Mari del Sud, che saranno scenario dei suoi libri di maggior successo.
Farà il lavoro di fiocinatore sulla nave Acushnet; durante l'approdo a Nukuhiva, nelle Isole Marchesi, Melville fuggì nella Valle Taipi dove abitava una popolazione con vocazione al cannibalismo. La sua esperienza in mezzo agli abitanti durò un mese, ma nel libro Typee il campo temporale venne ampliato.
In seguito si imbarcò su una vecchia nave da guerra australiana, degradata a mercantile e si rifugiò a Tahiti dove per qualche tempo venne impiegato come contabile di una ditta commerciale. Lasciò Tahiti a bordo della baleniera Leviathan; per salvarsi dall'accusa di dissertore, si arruolò nella marina da guerra americana, sulla United States, dove farà le più tristi esperienze come uomo di mare.
La vita dura e disciplinata dell'uomo di mare verrà descritta nel racconto Billy Budd. Il ritorno in famiglia dopo il congedo avvenuto nel 1844, sarà un periodo di tranquillità, dove Herman si vedrà impegnato a riordinare gli appunti di viaggio da cui scaturiranno i lavori Typee e Omoo: il primo comparì a Londra nel 1846 e subito dopo in America; il secondo verrà pubblicato un anno dopo.
Nel 1847 Melville sposò Eliszabeth, figlia del giudice Lemuel Shaw, e si stabilì a New York. Con il successo dei due libri, Herman si permise di avere finalmente un pò di agiatezza. Nel 1848 nacque il primo figlio e un mese dopo uscì il terzo libro, Mardi, con esso iniziò la lunga collaborazione con i Fratelli Harpers. Nello stesso anno andò in Europa per concordare a Londra la pubblicazione del quarto libro: White Jacket dove raccontava le sue amare esperienze sulla United States. Visitò Parigi, Bruxelles e qualche città tedesca. Nel 1850 si traferì ad Arrowhead, a breve distanza da Lenox dove abitava Hawtorne.
Nel 1851 nacque il secondo figlio e venne pubblicato a Londra The Whale, che uscirà a New York come Moby Dick. Il libro otterrà stima ma i lettori affezionati lo accoglieranno con tepore, abituati alla fantasia narrativa delle avvenutre nei Mari del Sud. Con Pierre or the Ambiguities il distacco da parte degli ammiratori sarà completo. Inoltre la presenza nel racconto di un incesto farà mobilitare i moralisti e i critici letterari lo condaneranno. I libri successivi Israel Potter e The Piazza Tales saranno poco considerati. Questi tristi episodi segnarono la vita familiare di Melville, che si trovava a mantenere una famiglia numerosa, allargatasi nel frattempo con l'arrivo di altri due figli oltre Malcom il primogenito e Stanwix il secondo.
Il tentativo da parte dei parenti di trovargli un impiego statale fallì, così decisero che per Herman ci volesse un viaggio in Terrasanta e in Europa, il cui costo venne in buona parte sostenuto dallo suocero, il giudice Shaw.
L'11 ottobre del 1856 Herman partì per Glasgow, con una nave con lo stesso nome e dopo una visita a Hawthorne, console a Liverpool, iniziò il suo Grand Tour in Palestina e in Europa. Da questa esperienza nacque il manoscritto The Confidence Man, che segnò il suo distacco definitivo dal mercato librario prima, dalla letteratura attiva poi. Il libro non ottenne buone opinioni, venne considetaro come un tentativo mal riuscito, un discorso incompiuto lontanto dalla realtà.
Dal ritorno dall'Italia, provò a intraprendere la strada del conferenziere, ma fallendo; dopo questo tentativo ritornò sui vecchi passi per imbarcarsi, con la speranza di trovare nuove ispirazioni, ma queste non arrivarono.
Finalmente nel 1876, venne nominato Ispettore distrettuale delle Dogane di New York, che gli permise di dare un poco di stabilità economica alla famiglia. Nel frattempo fece pubblicare a sue spese Battle Pieces and Aspects of the War, che passò inosservato. Il decennio successivo non sarà niente di entusiasmante, l'unico fatto di rilievo fù la pubblicazione di Clarel, a spese di Peter Gansevoort, senza però suscitare interesse da parte della critica e dei lettori.
Negli anni a seguire, perse il secondogenito, mentre il primogenito aveva perso la vita già qualche anno prima; in campo letterario pubblicò in edizione numerata John marr and Other Sailors e nel 1891 Timoleon.
Gli ultimi tre anni di vita Melville li dedicò al Billy Budd che terminerà pochi mesi prima della morte e uscì postumo.
Melville morì il 28 settembre del 1891 a new York.
Durante il viaggio intrapreso in Italia nel 1857, Melville raccolse le sue impressioni sotto forma di diario, che intitolò Journal of A Visit to Europe and the Levant by Herman Melville, che nella pubblicazione italiana troviamo come Diario italiano. In queste pagine lo scrittore puntualizza l'itinerario spirtuale, l'osservazione dell'esterno che viene introspettato in uno stato d'essere spento, abitato da fantasmi intellettuali, da un filosofeggiare che lo distacca dalla via della narrativa. Le frasi brevi, la scrittura quasi telegrafica, ci fa seguire passo per passo i suoi spostamenti da una città all'altra, da una strada all'altra e poche parole esprimono le sue impressioni.
A Genova stanzia solamente tre giorni, dall'11 aprile al 14 aprile, anche se sul diario sbagliò a indicare le date del 13 aprile, mettendo 14 e il 14 al posto del 15. La sua descrizione è frettolosa, quanto il soggiorno in città; ma la sua sinteticità è efficace a farci capire le impressioni che gli ha suscitato Genova mentre la scruta passeggiando per le strade.
<< 11 APRILE, SABATO [...] Alle dieci preso il treno per Genova, più di cento miglia. Piacevole per qualche tempo. Attraversata una contrada piacevole. Molto popolosa e intensamente coltivata. Ci avviciniamo agli Appennini, paesaggio stupendo. Strade costruite con grande abilità e alto costo. Numerosi finché arriva il grande tunnel - lungo due miglia - Arrivato a Genova con la pioggia alle tre del pomeriggio. La valigia è caduta dalle spalle di un facchino maldestro. ho avuto paura di guardare cos'era successo agli oggetti di Kate.
Sono sceso all'Hotel Feder sul lungomare. Passeggiato per la Strada Nuova. I palazzi son meno belli di quelli di Roma, Firenze, e Venezia. Una caratteristica sono i dipinti di architetture invece che della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli affreschi - Il detto di Machiavelli secondo il quale l'apparenza della virtù può essere vantaggiosa quando la realtà lo sarebbe meno - Strade come quelle di Edimburgo, soltanto più erte e aggrovigliate.
Mi sono arrampicato per una di esse per via del paesaggio - mangiato alla table d'hote. Bella sala. L'hotel occupa un antico palazzo. A sera a spasso lungo la passeggiata presso il porto. Hotel di molti piani. La torre dell'Hotel Croce di Malta. Vista sulle colline in lontananza.>>
<< 12 APRILE, DOMENICA. - Fatto colazione al caffè. Cioccolata. Alla passeggiata pubblica sui bastioni. Si guarda all'ingiù. Soldati. Una brigata di uomini tutt'altro che eleganti. Alla Cattedrale. Marmi bianchi e neri in disposizione alternata. Il bassorilievo a "graticola" - bello l'interno. Torre. Il Palazzo Ducale Tutti in piazza. Schiere di donne. L'acconciatura genovese. Ondine e fanciulle della Nobbia. Semplice e grazioso. Ricetta per rendere attraente una donna senza particolari doti. Preso l'omnibus (2 soldi) fino all'estremità del porto. Il faro (alto 300 piedi). Ci son salito. Vista superba. La costa verso il sud. Un promontorio. Tutta Genova e le sue fortezze, la loro esterna solitudine. La desolazione, l'aspetto selvaggio delle valli che intercorrono sembrano fare di Genova la capitale e il campo fortificato di Satana; fortificato contro gli Arcangeli. Le nuvole che si addensano sui bastioni sembrano immaginarie. Sono andato sulla parte orientale del porto e ho cominciato il giro della terza linea di fortificazioni. I bastioni guardano a picco sul mare aperto, arcate lanciate sugli scoscendimenti. Bei paesaggi di parti della città. Su e su. Penitenziario per galotti. Le grate si aprono sulla vista del mare - sull'infinita libertà. ho continuato sempre il giro. Bloccato. Andato alla passeggiata pubblica. M sono arrampicato per un sentiero scosceso fino a una chiesetta (bella vista del mare dal portico). Di là più in alto e sono giunto ai bastioni. Magnifica veduta della valle profonda che sta dall'altra parte - di Genova e del mare. Su e su, sempre più bello, fino a che ho raggiunto la vetta. Ho visto le due vallate intorno e il crinale nel quale si congiungono per formare il sito delle fortezze più alte. grande popolosità di queste vallate. Solitudine di alcune delle fortezze più in alto. i terreni inclusi nella terza linea di fortificazione. Vallette scoscese prive di vegetazione. Polveriere solitarie. Desolato come una valletta dell'altopiano di Scozia. Disceso con grande fatica attraverso un sentiero irregolare e giunto presso il Palazzo Doria. Un greco vicino a me. Di fronte a me delle persone che ridono sguaiatamente. Passeggiata al porto. Mi sono fermato con il greco al caffè-giardino. Bel posto con fontane, archi eccetera. A letto alle otto e mezzo. Per tutto il giorno sembrava che stesse per piovere, ma ha tenuto.>>
<< 14 APRILE, LUNEDI'. - Cioccolata al caffè. Antico muro della dogana. Ho visitato i palazzi. Stile differente da quelli di Roma. Grandi atrii che precedono i cortili. Ma vedi la guida. Mi hanno mostrato in gran fretta alcuni palazzi, il Palazzo Rosso in particolare. Vento forte. Presto in albergo, risultato dello sforzo di ieri.
A pranzo ho incontrato il Commissario del " Constitution". A letto alle otto.>>
<< 15 APRILE (14 APRILE), MARTEDI'. - Ho preso il treno alle sei antimeridiane diretto ad Arona sul Lago Maggiore. Ho incontrato il tenente Fauntleroy alla stazione. Piacevole viaggio attraverso un paese nuovo. Alle due del pomeriggio imbarcato ad Arona su un piccolo vapore[...]>>
Bibliografia
Herman Melville Diario italiano - Traduzione e note di Guido Botta. Robin Edizione srl, Roma, 2002, Collana I libri colorati,pp 79-80-81-82.