Chiesa di S. Andrea
Il chiostro è l’unica parte conservata del complesso di Sant’Andrea, costituito un tempo anche da chiesa e convento. La notizia più antica del monastero risale al 1009, quando era affidato all’ordine maschile di San Benedetto. Nel 1109 si ha notizia che il convento era abitato dalle monache benedettine, subentrate ai confratelli maschi. Solo a metà del XII secolo fu edificato il chiostro. Espropriato ai Benedettini durante il periodo napoleonico, il complesso fu in seguito adibito a carcere; convento e chiesa furono poi distrutti nel 1904 a causa dei lavori di spianamento per la costruzione dell’adiacente Via XX Settembre. Quello che fu salvato dallo demolizione e collocato nel 1922 nel giardino sottostante Porta Soprana è l’ordine inferiore del chiostro originale. La struttura ha forma rettangolare e si compone di undici coppie di colonnine sui lati lunghi e cinque coppie sui lati minori. Negli angoli le colonne sono raggruppate in gruppi di cinque e per tutto il perimetro sorreggono archi con forma leggermente ogivale. Il chiostro presenta trentadue coppie di capitelli e quattro gruppi angolari composti da sei unità ognuno, i rilievi sono riferibili in parte alla metà del 1100 e in parte ad un intervento tardo duecentesco. La parte romanica, attualmente posizionata nei lati sud ed ovest e nei gruppi angolari, presenta un motivo di base neocorinzio a foglie d’acqua e volute angolari nelle quali sono, a seconda dei casi, distribuiti fiori, pigne, rosette, protomi umane e fogliame. Una coppia di capitelli del lato ovest presenta un motivo ad archetti e colonnine con una figura maschile nel lato interno. Nei capitelli figurati del lato ovest troviamo rappresentati partendo da sinistra: quattro scene con una dama ed un cavaliere nella prima coppia di rilievi, una scena di pascolo ed una di aratura nella seconda coppia e due scene di lavoro con animali da soma e figure umane nella quarta coppia di capitelli. Nel lato sud l’iconografia dei quattro capitelli figurati è di tema sacro: una scena con Adamo ed Eva e Davide nella fossa dei leoni. I gruppi angolari riprendono il motivo di base neocorinzio e nella colonna centrale presentano un mostro leviatano che ingoia la colonna (N-O e S-E), due animali passanti (N-E) ed una decorazione a fronde (S-E) . Nei capitelli angolari figurati sono presenti aquile ad ali spiegate, una scena della Fuga un Egitto, una della Strage degli Innocenti ed una scena con figure stanti non identificabile a casa del cattivo stato di conservazione dei rilievi nell’angolo nord- est. Nel gruppo nord- ovest si trovano il viaggio dei Magi, scene di caccia al capro, un grifo che cattura un agnello ed un cervo con due cani. La parte di capitelli duecenteschi, situata ad est ed a nord, presenta motivi vegetali alternati a motivi a volute architettoniche, pigne, grappoli e fiori. Motivi animali e vegetali sono presenti anche alle basi delle colonne, molto decorate nel caso dei gruppi angolari, e sono databili, così come quasi tutte le colonne, alla fine del 1200. Ammesso che ci fosse un programma unitario all’origine della decorazione romanica, è difficile ricostruire il senso globale dopo i rimaneggiamenti di fine ‘200; si può tuttavia cogliere un richiamo alla morale dei bestiari medievali per le figure animali (il cervo è figura dell’anima che aspira a Dio, il leviatano simboleggia la porta degli Inferi, il capro è l’immagine della lussuria, etc.) e una rappresentazione dell’Antico e del Nuovo Testamento nelle scene a carattere sacro, mentre per le scene di vita agreste è ipotizzabile una rappresentazione dei mesi dell’anno.
Le Guide
Situata nell’attuale zona dei Piani di Sant’Andrea, la Chiesa fu demolita tra fine Ottocento ed inizi Novecento per far posto al progetto di costruzione del centro monumentale genovese.
Il tempio ha origini antichissime. Federico Alizeri ricorda che «fin dal 935 furono in questo luogo muniti gl’ingressi per fronteggiare gli assalti de’ Saraceni, e ardirò di supporre che spettino a questa età le imposte esterne che reggono l’arco di semitondo» .
L’avvocato continua la descrizione della mura presenti in zona, informandoci che, i suoi contemporanei conoscevano la chiesa come “carceri giudiziarie”.
Bibliografia
AA. VV., La scultura a Genova ed in Liguria,Fratelli Pagano Editori, Genova, 1989.
Bagioli G., Guida d’Italia – Liguria,Touring Club Italiano, Milano, 1982.
Ceschi C., Architettura romanica genovese, Edizioni Luigi Alfieri, Milano, 1954.
Dufour Bozzo C., La porta urbana nel medioevo: Porta Soprana di sant’Andrea, L’Erma di Bretschneider, Roma, 1989.
Marcenaro G., Repetto, F., Dizionario delle chiese di Genova, Tolozzi editore, Genova, 1970.
Praga C., Porta Soprana. Le mura del Barbarossa, Sagep Editore,Genova, 1998
Bibliografia Guide
- Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 84