Codice civico
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Categoria (tipo)
Museo Civico
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Denominazione
Museo del Tesoro di San Lorenzo
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Denominazione originale
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Ubicazione
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Circoscrizione:
Centro Storico
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Indirizzo:
Piazza San Lorenzo, 16123 Genova
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Telefono:
Biglietteria: 010 2471831
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Fax:
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Indirizzo Web:
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email:
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Notizie storiche
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Data (inaugurazione):
1956
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Attività (uso attuale):
Museo aperto al pubblico
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Annotazioni/Descrizione
All’interno della Cattedrale di San Lorenzo è possibile visitale il Museo del Tesoro che custodisce il Tesoro della Cattedrale costituito nel corso del XII secolo come raccolta di oggetti che si è arricchita nei secoli successivi, attraverso donazioni sia ufficiali che private, contributi di stato e di devozione. Le opere d’arte in esso conservate, si contano quarantanove oggetti, hanno un valore sia storico che devozionale e sono suddivisi in tre filoni principali, suddivisione discendente dalla proprietà dei pezzi, rispettivamente di pertinenza del Comune di Genova, della Protettoria della Cappella di San Giovanni Battista e del Capitolo della Chiesa Metropolitana:
1^ tematica: “il nesso tra istituzioni cittadine e Cattedrale”
2^ tematica: “il culto riservato nella Cattedrale a San Giovanni Battista”
3^ tematica: “le necessità del culto e della celebrazione in Cattedrale assicurate dal Capitolo dei Canonici”.
Presso il Museo sono conservati anche inventari datati tra Tre e Cinquecento anche se pochi oggetti registrati fanno ancora parte del Tesoro, in quanto l’integrità del suo patrimonio è stata minata sia dal mutare del gusto che da particolari eventi sia politici che sociali.
Il museo, progettato dall'architetto Franco Albini sotto la direzione di Caterina Marcenaro, all'epoca direttrice dei musei comunali, rispecchia la concezione museografica degli anni cinquanta e contiene documenti ed oggetti storici preziosi relativi alla vita religiosa e civile cittadina.
La struttura espositiva sobria e discreta, e l'illuminazione creata da lampade collocate all'interno delle vetrine o da faretti che dall'alto fanno risplendere gli oggetti, rendono le opere protagoniste assolute restituendo al visitatore una impressione di grande meraviglia e suggestione. Lo spazio museale è composto da un vano d'ingresso pentagonale e da quattro sale circolari di diverse dimensioni, che richiamano, come Albini stesso le aveva definite, le tholoi, antiche tombe micenee; un vano centrale di forma irregolare funge da raccordo tra una tholos e l'altra.
Dallo stretto cunicolo di accesso si arriva al primo ambiente dove, sopra un piedistallo di ferro, è collocata la Statua reliquiario di San Lorenzo. Da qui si apre la prima tholos nella quale è custodito all'interno di una teca cilindrica, il Sacro Catino, la reliquia emblema del Museo. Per uno stretto passaggio si accede al vano centrale di forma esagonale dove sulla sinistra si trova la Cassa Processionale del Corpus Domini insieme a due opere di argenteria genovese dedicate alla Madonna: la Statua e il Pallio d’Altare, e due piviali. Nella seconda tholos si incontra, isolata, la Croce degli Zaccaria e, dentro una vetrina semicircolare: i reliquari rispettivamente del Braccio di S. Anna e del Braccio di San Giacomo, e lo Stipo delle Ceneri di San Giovanni Battista. Ritornando nella sala centrale sulla sinistra si incontra la terza tholos che contiene quattro oggetti legati al culto di San Giovanni Battista: la monumentale Arca delle Ceneri di San Giovanni Battista, il Piatto di San Giovanni Battista, la Cassetta per il rito del bacio delle ceneri di San Giovanni Battista, e l’Arca per le ceneri di San Giovanni Battista detta del Barbarossa. Infine nell’ultima tholos sono riunite opere d’arte sacra e oggetti devozionali risalenti ai secoli XIX e XX; da notare in particolare i calici e il Paliotto del Corpus Domini, l’opera di maggior pregio nella sala.
Elenco dettagliato e descrizione delle opere:
Statua reliquario di San Lorenzo- datata 1828, opera di oreficeria genovese, in argento sbalzato, cesellato, fuso. Donata da Monsignor De Alberti e proprietà del Capitolo della Cattedrale.
(Prima Tholos)
Sacro Catino- manifattura per alcuni romana del I secolo d. C., secondo altri araba del IX secolo d.C.; l'opera è di vetro verde soffiato, ha una forma esagonale, concava e due manici uno per parte. Il cavetto è decorato con una profilatura di pallini in rilievo e contornato da un motivo a stella. Proprietà del Comune di Genova. La tradizione più antica lo identifica come parte del bottino rinvenuto dai Crociati a Cesarea nel 1101 e portato a Genova in quanto ritenuto il Sacro Graal ovvero il piatto utilizzato da Cristo nell'ultima cena per l'istituzione della Sacrestia e da Nicodemo per raccogliere il sangue dopo la crocifissione. Secondo gli scrittori spagnoli faceva invece parte del bottino di Almeria conquistata nel 1147 con l'aiuto dei genovesi; mentre per S. Antonino, vescovo di Firenze sarebbe stato preso dai genovesi a Tortosa in Soria. Di certo vi è che nel XII secolo si trovava a Genova custodito nella cattedrale, nel XIII secolo venne riprodotto da anonimi scultori nelle formelle delle porte di San Lorenzo e nel 1319 venne dato in pegno al cardinale Fieschi per il prestito da lui fatto alla Repubblica Genovese. All'inizio dell'Ottocento Napoleone riuscì a portarlo a Parigi e qui, esaminato da una commissione di fisici, si scoprì che era fatto non di smeraldo, come la tradizione voleva, ma di vetro. Nel 1816 il Sacro Catino tornò a Genova rotto in dieci pezzi e mancante di uno che rimase al Louvre. Nel 1827 venne ricomposto dall'orefice Francesco Semino, nuovamente scomposto nel 1908 ed infine restaurato dall'opificio delle pietre dure di Firenze nel 1951. Due lampade- degli inizi del XIX secolo opera di oreficeria genovese in vermeil. Di proprietà del Capitolo della Cattedrale.
(Sala centrale)
Cassa processionale del Corpus Domini- opera datata tra la metà XVI secolo e gli inizi del successivo in argento dorato intagliato e cesellato. La cassa di forma rettangolare è sorretta ai lati da teste di cherubini alati; le pareti perimetrali, delimitate in basso e in alto da due cornici aggettanti decorate, sono suddivise in dodici formelle a bassorilievo con storie della passione a partire dall'ultima cena fino alla sepoltura di Cristo alternate a figure degli apostoli. La copertura, a tre piani degradanti, presenta sul livello inferiore le figure a tutto tondo dei profeti, seduti in seggi architettonici e separate da formelle rettangolari con teste di cherubini alati e festoni. Sul secondo ripiano sono collocati agli angoli le statue di quattro angeli portacandelabro mentre al centro vi sono statuine di angeli con simboli della passione. Sull'ultimo livello, negli angoli, si trovano le statue di quattro sibille sedute; sopra la copertura un ostensorio a forma di tempietto con, ai lati, due angeli inginocchiati in adorazione. L'opera venne commissionata nel 1553 dal magistrato dei padri del Comune (genovese) per accompagnare la solenne processione del Corpus Domini ed è frutto del lavoro di vari argentieri: tra i quali il milanese Francesco de' Rocchi, a cui venne affidato inizialmente il progetto, artisti di area fiamminga che lavorarono alle formelle centrali molte delle quali elaborate sui disegni di Luca Cambiaso, il veneziano Agostino Groppo a cui si devono le figure dei profeti e delle sibille, tutti artisti attivi a Genova a metà del Cinquecento; con Luca Vigne nel 1611 vennero aggiunte alcune decorazioni ed infine l'opera venne terminata nel 1700. Ancora oggi, a distanza di secoli, la Cassa viene portata in processione lungo le vie della città il giorno della festa del Corpus Domini. Paliotto d’altare – del XVIII secolo opera di oreficeria genovese in argento dorato sbalzato; l’opera è anche chiamata paliotto della Madonna per via della decorazione sulla parte centrale. Secondo alcune fonti venne eseguito su modello delle opere di Francesco Maria Schiaffino. Madonna Immacolata- 1747circa, statua di Francesco Maria Schiaffino in argento sbalzato cesellato. Venne offerta dai genovesi al doge Gio Francesco Brignole Sale e dai lui donata alla cattedrale nel 1748. Piviale- di fine XV secolo, di manifattura italiana con decorazioni a trame d'oro nel tessuto. Secondo la tradizione venne indossato da papa Gelasio II nel 1118 per consacrare la cattedrale di San Lorenzo ma altre fonti lo smentiscono. Piviale- di metà XVI secolo di manifattura genovese in velluto cremisi su fondo laminato d'oro. Alcune fonti sostengono che venne eseguito su disegno di Perin del Vaga. (Seconda tholos)
Croce degli Zaccaria- del XIII secolo, opera di oreficeria bizantina in argento dorato, perle, smeraldi, zaffiri, granati, rubini, agate, corniole, pietre non preziose e cristalli di rocca. La croce presenta al centro due frammenti di legno che la tradizione attribuisce a parti della vera croce; sul lato posteriore entro medaglioni decorati con un motivo a mezze foglie sono raffigurati nella parte centrale, dall'alto verso il basso: il Cristo Pantocratore, la Vergine, San Giovanni Crisostomo, sul braccio destro l'arcangelo Gabriele, sul sinistro l'arcangelo Michele. Dall'iscrizione sul retro si deduce che nel XIII secolo la Croce venne rifatta su modello di quella più antica costruita da Barda, fratello dell'imperatrice Teodolinda e divenuto lui stesso in seguito imperatore. La Croce viene detta degli Zaccaria dal nome della famiglia genovese che la donò nel XV secolo alla cattedrale, secondo alcune fonti arrivò alla famiglia in seguito all'aiuto che diedero nel conquistare Efeso, secondo altri grazie ai possedimenti e all’influenza della famiglia in Oriente. La Croce veniva usata dall'Arcivescovo per benedire il doge appena eletto e in occasione di importanti cerimonie religiose. Reliquiario del braccio di S. Anna- XI-XII secolo opera di oreficeria bizantina in argento dorato. Reliquario del braccio di S. Giacomo- XIV secolo opera di oreficeria lombarda in argento in parte dorato. Stipo delle ceneri di s. Giovanni Battista- XVI-XVII secolo, opera di oreficeria fiorentina in cristallo di rocca, argento dorato, pietre e smalti, appartenuto alla famiglia Pinceti e venduto dopo annose trattative nel 1665 alla cattedrale di Genova.
(Terza tholos)
Arca delle ceneri del Battista- eseguita tra il 1438-45 dagli orafi liguri Teramo Danieli e Simone Caldera, l’opera è in argento in parte dorato con sfondi in talco traslucido porpora, verde e azzurro. La cassa ha la forma di una cattedrale gotica a spioventi, sorretta agli angoli da leoni accovacciati. Sui lati, suddivisi in scomparti sono raffigurate scene della vita di San Giovanni Battista: l’angelo che annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni, la visitazione, la nascita, l’imposizione del nome da parte di Zaccaria; sui lati corti della Casa sono raffigurate le scene dell’angelo che conduce Giovanni fanciullo nel deserto e la sepoltura; sull’altra facciata: la predicazione nel deserto, il battesimo di Gesù, la decollazione, il banchetto di Erode. Negli angoli, entro edicole, vi sono le statue dei quattro santi protettori della città: San Giorgio, San Lorenzo, San Giovanni e San Matteo. Gli scomparti sono sormontati da una cupola ad archi trilobati sulla cui sommità sono statue di angeli e vescovi. I contrafforti che separano uno scomparto dall’altro ospitano dei baldacchini con statue di santi. L’opera venne commissionata dal Doge e dal consiglio degli anziani allo scopo di portare in processione le ceneri del santo patrono della città di Genova, usanza tutt’ora seguita. Piatto di san Giovanni Battista – eseguito nel I secolo d.C. e successivamente decorato con la testa del Battista nel XV, il piatto di arte orientale realizzato in calcedonio venne probabilmente eseguito da orafi dell’area egizio-palestinese mentre la decorazione è opera di artisti di Limoges. Secondo la tradizione sarebbe stato usato per raccogliere la testa del Battista dopo la sua decollazione. L’opera venne donata alla Cattedrale da papa Innocenzo VIII -di origine genovese- il quale, a sua volta, la aveva ricevuta dal cardinale Balue, consigliere e amico del re di Francia. Proprio in questa permanenza francese sarebbe da attribuire la decorazione centrale probabilmente commissionata da un esponente della dinastia dei Valois. Cassetta per il rito del bacio delle ceneri di San Giovanni Battista – manufatto del XVI secolo opera di oreficeria genovese in argento dorato. La cassetta dalle forme geometriche è arricchita da una cornice che presenta elementi ornamentali molto usati da pittori e scultori del Cinquecento a Roma e Firenze. L’iscrizione sopra il coperchio ne rivela la provenienza e “dice”: “nel 1576 l’arcivescovo Cipriano Pallavicini dopo aver raccolto le ceneri del Battista in una borsa di raso, le chiuse dentro questa cassetta rettangolare”. Arca per le ceneri di San Giovanni Battista detta del Barbarossa – opera del XII secolo di oreficeria francese e genovese in legno rivestito da lamine d’argento e pietre. E’ di forma rettangolare con coperchio a doppio spiovente decorato da motivi vegetali. I lati sono divisi in scomparti delimitati da colonnine che “raccontano” con bassorilievi la vita del Santo La facciata anteriore presenta scene del martirio; il fianco: la sepoltura del Battista; sul retro: la nascita di Giovanni Battista, un vescovo,San Giovanni Battista, una scena non comprensibile, il Santo nel deserto e l’angelo; sull’altro fianco: il battesimo di Cristo. Secondo la tradizione sarebbe stata donata alla Cattedrale da Federico Barbarossa nel 1178 durante la sua visita a Genova per adorare le ceneri del Santo. Si tratta di un’opera alla quale lavorarono orafi di diversa formazione; questa affermazione deriva dalle diverse influenze decorative che l’Arca presenta alcune di ascendenza bizantina -ad esempio le pose statiche degli angeli-, altre francese – visibili nelle scende del martirio - altre ancora locale -visibili nelle scene del battesimo.
- Crocifisso – del XVIII secolo di manifattura genovese in argento fuso.
- Reliquario dei capelli della Vergine – del XVIII secolo di oreficeria genovese in argento fuso, gemme e smalti.
- Calice di Santa Maria in Vestibus Albis – del 1589 di oreficeria genovese in argento fuso cesellato e oro.
- Calice – del XVIII secolo di arte romana in argento fuso.
- Calice dei Padri del Comune – della seconda metà del XVI secolo opera di manifattura genovese in argento fuso cesellato.
- Due corone – del 1683 di manifattura romana, in oro e pietre preziose che ornavano il dipinto raffigurante la Madonna del Soccorso.
(Quarta tholos)
Paliotto d’altare del Corpus Domini – del 1599 opera di Melchiorre Suez in argento cesellato, fuso. Entro le nicchie sono raffigurati i quattro evangelisti, mentre negli ovali i martirii di San Giovanni Battista, San Lorenzo e San Sebastiano. Secondo alcune fonti vi avrebbero lavorato anche Tavarone e Bernando Castello. Paliotto d’altare del Santissimo Sacramento – opera del 1892, di argenteria genovese in argento sbalzato fuso; al centro è raffigurata l’ultima cena di Leonardo da Vinci.
- Calice di Sant’Antonio di Prè – del 1791 opera di Vincenzo Coaci in argento fuso dorato.
- Calice – del XVIII secolo di arte genovese in argento fuso.
- Reliquiario della Sacra Spina – del XIX secolo opera di manifattura italiana in argento fuso dorato.
- Calice – del XVI secolo di argenteria genovese in argento fuso, cesellato.
- Calice – del XVI secolo di argenteria genovese in argento fuso, cesellato.
- Ostensorio - del XIX secolo di argenteria genovese in argento fuso, dorato e gemme.
- Ostensorio - del XIX secolo di argenteria genovese in argento fuso, dorato, sbalzato.
- Ostensorio del cardinale Spina - del XIX secolo di argenteria genovese in argento fuso, dorato, sbalzato.
- Calamaio di papa Benedetto XV – del XX secolo opera di oreficeria italiana in oro fuso e smalti.
- Calice di papa Leone XIII – del 1887 di oreficeria napoletana in argento dorato e smalti.
- Calice di papa Pio IX – del 1887 di oreficeria francese in argenti dorato e smalti.
- Collana – del XX secolo di oreficeria genovese in oro e gemme. Si tratta di un ex voto.
- Braccialetto con moneta del 1792 – opera del XIX secolo di oreficeria genovese in oro e granati. Si tratta di un ex voto.
- Ex voto in forma di cuore – del XX secolo di oreficeria genovese in oro e pietre preziose.
Pisside di papa Benedetto XV – del 1918 di oreficeria italiana in argento dorato, perle e gemme.
- Ostensorio – del 1935 di oreficeria genovese in oro e pietre preziose.
- Calice - del 1935 di oreficeria genovese in oro e pietre preziose.
- Croce pettorale – del XVIII secolo appartenuta al cardinale Giuseppe Siri e da lui donata al Museo.
- Croce pettorale – del XIX secolo appartenuta al cardinale Giuseppe Siri e da lui donata al Museo.
- Anello pastorale – del 1945 appartenuto al cardinale Giuseppe Siri e da lui donato al Museo.
- Anello pastorale – del XX secolo appartenuto al cardinale Giuseppe Siri e da lui donato al Museo.
- Anello pastorale – del XIX secolo appartenuto al cardinale Giuseppe Siri e da lui donato al Museo.
- Anello pastorale – del 1950 appartenuto al cardinale Giuseppe Siri e da lui donato al Museo.
- Anello pastorale – del XX secolo appartenuto al cardinale Giuseppe Siri e da lui donato al Museo.
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Bibliografia
Castagna D., Masini M.U. (1929), Genova. Guida Storico Artistica, Genova: M.U. Masini Editore
Dagnino A. Di Fabio C. a cura di (1988), San Lorenzo e il museo del tesoro, Genova: Sagep Editrice
Marcenaro C. (1969), Il museo del tesoro della cattedrale a Genova, Milano: Silvana Editoriale D'Arte
Marica P. (2000), Museo del Tesoro, Genova: Sagep
Papone E. (1991), Il passato il presente. I musei del comune di Genova, Genova: Edizioni Colombo
Touring Club Italiano a cura di (1999), Strade Nuove per Vie Antiche. Pellegrini in Liguria, Milano: Touring Editore
Touring Club Italiano a cura di (2002), Genova e provincia. I borghi delle due riviere le valli dell'entroterra, Milano: Touring Editore
Ufficio Musei e Beni Culturali a cura di (1987), Guida ai Musei della Liguria, Milano: Electa