Oratorio di S. Antonio Eremita della Marina

Oratorio di S. Antonio Eremita della Marina


Struttura architettonica

Esterni

Posto frontemare sulla collina di Castello, a fianco della chiesa di San Salvatore, l'oratorio di Sant'Antonio Abate risale al primo decennio del XVII secolo; fu edificato come sede della "casaccia" omonima (nata nel XV secolo presso la distrutta chiesa di S.Domenico), e si arricchì (soprattutto nel Seicento) di un'importante quadreria, oggi in gran parte dispersa.
 Il portale, essenziale nei suoi elementi architettonici (risalenti alle fase di restauro ottocentesca), è decorato dalla statua del Santo omonimo collocata entro una nicchia ed è datata 1607. Nel 1684 l’oratorio subì molti danni nel bombardamento francese e i lavori di ricostruzione iniziarono nel 1706. Soppresso durante il periodo napoleonico, fu riaperto al culto nel 1816; nel 1828 subì un profondo restauro, sotto la guida dell’architetto Carlo Barabino (autore del progetto) e con la collaborazione dello scultore Ignazio Peschiera.
 Attualmente è sede della parrocchia di San Salvatore, la cui chiesa bombardata durante il conflitto 1940-45 è stata recentemente restaurata e destinata ad Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Genova.

Interni

Nel 1811 un decreto del governo napoleonico sopprimeva tutti gli oratori e confraternite della città assegnando i loro arredi e beni alle rispettive parrocchie. L’oratorio di S.Antonio Abate fu poi riaperto nel 1814. Prima della soppressione del 1811 l’oratorio era assai ricco di opere d’arte e di arredi per le processioni. Tra questi la Cassa con Sant’Antonio tentato dai demoni scolpita da Pietro Galleano (distrutto) e un notevole Crocifisso (altare laterale sinistro) di Anton Maria Maragliano (registrato fra l’altro come confratello della casaccia) e che Federico Alizeri nella sua Guida Artistica per la città di Genova (1846) ricorda come:

[…] …tra' suoi belli bellissimo. Non vidi tra i molti da lui condotti per casacce ed oratorii, e la maggior parte ad uso di processioni, figura più commovente, più nobile di questa. […]

L’altare laterale destro è invece decorato dalle e statue in marmo bianco di Carrara di San Paolo, Santa Barbara e dell’Immacolata Concezione opere di Ignazio Peschiera. Il Cristo Moro (1639) di Domenico Bissoni (celebre per il rivestimento della Croce in tartaruga) e la cassa processionale di Pasquale Navone raffigurante S.Giacomo Maggiore che sconfigge i Mori non fanno parte del patrimonio storico dell’edificio, ma provengono dall'oratorio di San Giacomo delle Fucine, demolito nel 1872 per il tracciamento di via Roma. Erano inoltre presenti le seguenti tele: Sant’Antonio che fa scaturire l’acqua dalla rupe (scomparso) e Sant’Antonio che mette in fuga il demonio (scomparso o forse in collezione privata) di Gioacchino Assereto, un’ Ultima Cena (1629) di Gio Andrea Ansaldo, una Lavanda dei piedi di Bernardo Castello, Sant’Antonio fra gli angeli di Giulio Benso e altre di Luca Cambiaso, fra cui l’unica conservata è quella raffigurante Sant’Antonio trova le spoglie di San Paolo Eremita posta sull’altar maggiore (quest’ultimo realizzato nel XIX secolo su progetto di Carlo Barabino in marmo e decorato da bassorilievi bronzei di Niccolò Macchiavello). Le due tele laterali all’altare sono opera di Giuseppe Passano e raffigurano S.Antonio e S.Paolo che spartiscono il pane miracoloso e La sepoltura di S.Antonio. Nella sacrestia si conserva una tela raffigurante S.Antonio circondato dai diavoli sullo sfondo di un incendio da alcuni attribuito a Gioacchino Assereto. L’oratorio nel suo odierno aspetto fu restaurato da Carlo Barabino nel 1828. Gli affreschi interni sono opera di Giuseppe Passano: nella volta si possono osservare gli episodi salienti della vita del Santo e nelle pareti figure a monocromo di Santi Anacoreti. L’oratorio ospita anche la marmorea Madonna della città di Bernardo Carlone posta nel 1637 sulla Porta della Lanterna (edificata dal Ponsonelli nel 1632) in occasione della proclamazione di Maria regina di Genova e rimossa nel 1877. Dal 1891, anno della demolizione della chiesa di S.Antonio Abate di Prè, l’oratorio ospita la reliquia della testa del Santo omonimo, conservata in una teca di cristallo ornata d’oro e gemme preziose.


Le Guide

Situato nella zona di Campopisano, chiuso, semidistrutto, a seguito dei disastri rivoluzionari, venne riaperto nel 1820. il Barabino si occupò dei lavori di restauro.


Bibliografia

Ratti C.G., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova, 1780.

Alizeri F., Guida artistica per la città di Genova. Seconda giornata, Genova, 1847.

Cambiaso D., Casacce e confraternite medievali in Genova e Liguria, in “Atti della Società Ligure di Storia Patria”, n° 71, Genova, 1948.

Marcenaro G., Repetto F., Dizionario delle chiese di Genova, Tolozzi Editore, Genova, 1970.

Bruno G., La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Edizioni Sagep, Genova, 1971.

Alizeri F., Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, Tipi di Luigi Sambolino, Genova, 1873.

Alizeri F., Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova, Genova, 1875.

Pesenti F. R., La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Stringa Editore, Genova, 1986.

Galassi M.C., Pagano P., La pittura del ‘600 a Genova, Edizioni Longanesi & C., Milano, 1988.

Erbentraut R., Der Genuenser Maler Bernardo Castello 1557?-1629, LUCA, 1989.

Alfonso L., Annuario Arcidiocesi di Genova 1994, Curia Vescovile, Genova, 1994.

Sanguineti D., Anton Maria Maragliano, Sagep Editrice, Genova, 1998.

Novella P., Gli oratori di Genova, Compagnia dei Librai, Genova, 2003.

Bibliografia Guide

  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 81
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022