Palazzo Bianco (o di Luca Grimaldi)

Le Guide


Carlo Giuseppe Ratti, 1780

Il palazzo, negli anni in cui Ratti redige la su guida era «abitato dal Sig. Carlo Cambiaso. Questo ha un cortile grandioso, e maestosamente ornato. Ivi sono due grandi statue di Giano e di Giove, in bianco marmo condotte da Pietro Francavilla Fiammingo, e allievo di Giovan Bologna. In una di esse statue l’artefice scolpì il suo nome, e l’anno in cui le lavorò, che fu il 1585. qui non meno, che altrove troverete buone pitture» .
Il Ratti prosegue descrivendo stanze, salotti, e la quadreria; in questa sede verranno citati solo alcuni artisti per rendere la lettura più scorrevole.
«Sala Romanelli […] Paologirolamo Piola […] una copia di S. Michele, di Guido, che ammirasi in Roma entro la Chiesa de’ Cappuccini, grande come l’originale fatta da Carlo Giuseppe Ratti, di cui pure è l’altra Copia del celebre quadro di Correggio, che conservasi nell’Accademia di Parma […] Valerio Castello […] Giovambatista Carlone […] S.Sebastiano , cui le Matrone Romane cavan le frecce, di Orazio Gentileschi […] Giovambatista Carlone […] Domenico Piola
[…] Salotto a sinistra della Sala […] Guido Reni […] 'Orazio de-Ferrari […] Sinibaldo Scorza Genovese […] Benvenuto da Garofalo […] Cappuccino […] Castiglione […] Orazio Gentileschi […] Francesco Vanni
[…] Salotto a destra della sala […] un quadro di Giuditta del Gentileschi […] Fra Sebastiano del Piombo […] Una mezza figura di Femmina, di Guido, o pur d’Elisabetta Sirani […] Santa Caterina d’Alessandria, che è una delle più belle, che facesse mai il nostro Cappuccino […] Vanni […] Valerio Castello […] Una copia del celebre quadro di Raffaello, che conservasi nel tesoro di Loreto, la quale è bellissima, ed ha più pregio per esser fatta dalla scuola dell’Autore
Un’altra copia del celebre quadro di Correggio con la B. Vergine, che allatta il Bambino, fatta dal Gaulli, ed imitante l’originale ad un modo che nulla più
[…] Salotto terzo […] Cav. Calabrese […] Valentino […] Romanelli […] Un quadro di due Filosofi, di stile del Caravaggio […] Adorazione de’ Magi, del Rubens» .
Ratti conclude la sua descrizione, elogiando il proprietario del Palazzo: «Il Posseditore di quelli quadri, Signore pieno di propensione per le Arti, e Lettere, va continuamente acquistando libri, pitture e statue, ed anche ultimamente una ne ha rinvenuto di rarissimo greco scalpello» 

Anonimo, 1818

L’edificio attuale è opera di Giacomo Viano che lo eresse nel 1712 per volere di Maria Durazzo Brignole; venne denominato “Bianco” per distinguerlo dall’antistante Palazzo Rosso, proprietà della medesima famiglia. Il Viano lo costruì su un precedente edificio del 1548 che non aveva ingresso sulla Strada Nuova, ma sulla Salita di San Francesco; il vecchio edificio apparteneva a Luca Grimaldi, uno dei più grandi speculatori di Strada Nuova.
Nel 1884 la Marchesa Maria Brignole Sale De Ferrari Duchessa di Galliera, donò l’edificio al Comune di Genova perché divenisse sede di una galleria pubblica. La pinacoteca fu aperta nel 1892.
Purtroppo l’edificio, fu gravemente lesionato nel 1942, a causa dei bombardamenti aerei; fu ricostruito nel 1955 e riordinato con criteri museografici più attuali, dall’ architetto Franco Albini.
Le nozioni fornite dall’Anonimo sono piuttosto scarse: «un grande edifizio, con due belle facciate, mentre oltre la principale, altra ne dispiega sulla salita a Castelletto. Ha un bel portico, scala con due colonne doriche in marmo, e al ripiano sopra piedistalli posano due belle statue pur in marmo bianco, cioè un Giove ed un Giano, di Pietro Francavilla fiammingo, e allievo di Giovan Bologna. In una di esse statue l’artefice scolpì il suo nome, e l’anno in cui le lavorò, che fu il 1585. Ammirasi quindi un grandioso cortile e maestosamente da dodici altre colonne doriche dello stesso marmo adornato, con vasti portici all’intorno, e spaziosa scala che in due giri all’appartamento superiore conduce» 

Giovan Battista Spotorno 

Spotorno descrive con pochi accenni il Palazzo Bianco: «capo della superba via Nuova dalla parte di occidente, sorge questo bel palagio; ha un ampio portico e un grandioso cortile adorno di marmoree colonne…»

Federico Alizeri, 1875

Il Palazzo apparteneva alla famiglia Brignole Sale, all’epoca in cui scrive Alizeri invece, è proprietà della famiglia De Ferrari. «Nicolò Grimaldi lo costrusse: e sappiamo a quest’ora che il dominio dell’area su questo lato […] era tutto di questi gentili» . Nell’ottobre del 1565 iniziarono i lavori di costruzione, tra il 1568 e il 1569 il palazzo venne decorato di marmi. Le date sono importanti perché aprono la querelle sempre viva che vede il nome dell’Alessi emergere da diversi progetti di Strada Nuova; in quegli anni, infatti, l’architetto lombardo era presente a Genova, ma Alizeri afferma che: «i rogiti […] ci mostrano all’opera di edificarlo i due Ponzelli, Giovanni e Domenico» .
Per quanto riguarda la decorazione interna, Alizeri asserisce: «La dotta scuola di Gio. Bologna che avea dato stupendi gitti a Luca Grimaldi, invogliò il possessore di statue marmoree a render più ornati e maestosi gl’ingressi. Gliene compiacque Pietro Francavilla […] con questo Giano e con questo Giove, che vi sorgon innanzi all’entrata del cortile […]. Una scritta alla base vi dà l’autore, e l’anno altresì del lavoro, ch’è il 1585.
A pittori e affrescanti non fu egualmente dischiuso il palazzo» .
Parte dell’ultimo piano, nel 1875, era abitato dal Marchese Carlo Donghi che «vi custodisce un tesoro d’arti onorevol retaggio de’ suoi maggiori. […] a girar queste sale vi correranno sott’occhio or preziosi cammei adunati in gran numero, e specialmente in più quadri che ne contano ben 392 con ritratti di Cesari, or busti ed erme d’antico scalpello rizzati in colonne, or gioielli di ritrattino fiamminghi […] ed ora preziosi tavoli, ed esotici marmi, e graziosi coffani e squisite majoliche: rarissime cose, ciascuna delle quali verrebbe a delizia e vanto di colto amatore.
Voi le vedete avvicendarsi ai dipinti, disposti in tal copia che al numero loro non paion bastar» .
Alizeri descrive in un elenco piuttosto dettagliato i quadri presenti, basti pensare che all’interno della collezione si trovava un ritratto «del Card. Giuliano della Rovere, poi Pp Giulio, che attribuito a Raffaele, fu poscia riconosciuto per opera di Fra Sebastiano del Piombo» .
Quel che rimane dell’ultimo piano «s’è aperto testè alla vista del cittadino e del forastiero, con più che duecento quadri […]. La bella ventura e non picciol decoro che ne torna al palazzo si debbono al dott. Giacomo Peirano, amator passionato di cose pittoriche, ed insaziato del farne acquisto; al quale al trovarsene ricco di sì gran numero, non sa tenersene però fortunato finchè non ne faccia copia a chi meglio intende nell’arte, e a chi zela l’accrescersi dal patrio lustro» .
La quadreria era divisa per scuole e Alizeri riporta l’elenco completo dei quadri presenti.

I Viaggiatori

Valery Labaud in un pensiero generale su Genova, accenna appena a Palazzo Bianco: «una città che si fa amare anche da chi è di passaggio. Si brama di conoscere le sue origini, i suoi sviluppi, le sue fortune, e le sue lotte e le sue conquiste:tutto fino alla storia delle sue colonie. Ecco che cosa io ritrovo nei saloni di Palazzo Bianco»


Gustave Flaubert descrive Palazzo Bianco con le seguenti parole: «appartenente ai Brignole. Due grandi quadri del Van Dyck, moglie e marito uno in faccia l’uno dell’altro; il marito è a cavallo, visto di faccia, [...] la moglie è in piedi, la testa rigida nell’alto collare, i capelli crespi alla Medici, [...] Venerabili quadri di famiglia, rispettabili per ciò che rappresentano e per il modo in cui lo rappresentano»

Bibliografia Guide


  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 155-157
  • Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 146-147
  • Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 263-267
  • Spotorno Giovanni Battista, Descrizione di Genova e del Genovesato, Vol. III, Genova, Ferrando, 1846, pag. 315

Bibliografia Viaggiatori


  • Flaubert Gustave, Notes de voyage, in Marcenaro Giuseppe, Viaggio in Liguria, Genova, Sagep, 1974, pag. 145
  • Valery Larbaud, A. A. M. Stols, Correspondance, 1925-1951, Vol II, Paris : Editions des Cendres, 1986, pag. 210
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022