Palazzo dei Marchesi Fratelli Spinola

Situato in Via Garibaldi 5, oggi appartiene alla Deutsche Bank.

Fu costruito tra il 1558 e il 1564 per Angelo Giovanni Spinola ed ai suoi discendenti rimase fino al 1919 quando lo vendettero ad una Banca. Nel 1575 fu ampliato in profondità e fu sopra questo ampliamento che, negli anni 20 del 1900, venne sopraelevato nella parte posteriore.
La facciata, priva di ordini architettonici, conferisce al palazzo un aspetto severo e robusto, inizialmente la decorazione sia esterna che interna, fu affidata ai Calvi; successivamente vi lavorarono Lazzaro Tavarone, Bernardo Castello e Andrea Semino.

Le Guide


Carlo Giuseppe Ratti, 1780

Il palazzo era descritto da Ratti come «uno dei più maestosi di questa strada. L’esterior facciata è tutta a fresco dipinta da Lazzaro Tavarone; il portico dei fratelli Calvi, e l’antisala da Bernardo Castello, e fu colorita come vi si legge nel 1592. L’argomento di tal pittura è la famiglia di Dario a’ piedi del grand’ Alessandro. Vastissima è la Sala entro la cui volta in grandi quadri a fresco sono espresse le imprese delle Amazzoni da Andrea Semino, e non del Tavarone , come altrove è stato scritto […]. Per pratica di dipingere sul fresco, e per vivezza di colori bisogna veder questa pittura, e meravigliare. Sono in questa sala alcuni buoni quadri […] Vandik […] Domenico Piola […] Bassano» .
La descrizione del Ratti continua con la visita ai salotti, il mondo privato che si dischiude dinnanzi ai nostri occhi è fatto di splendidi affreschi e tele di alcuni dei più celebri pittori della storia «[…] Salotto Primo Dipinto da Bernardo Castello l’anno medesimo, in cui colorò l’antisala. In cinque riporti della volta vi sta espresso la morte di Cassio, l’unione di Augusto, Lepido, e Antonio; lo stesso Antonio assediato a Perugia; quando vien stretto da Ottavio a Modena: e nel quinto, che è quel di mezzo, mirasi la pace dello stesso Antonio con Pompeo in Sicilia. Or passando all’osservazione dei quadri diremo esserci […] Andrea del Sarto […] Tintoretto […] Guido Reni […] Sebastiano del Piombo […] Bassano […] Un bagno di Diana composto di molte figure. Chi vede questo può formarsi una giusta idea del nostro Luca Cambiaso […] Cappuccino […] Una Venere bellissima, e credesi del Tiziano. […] Un quadro col viaggio di Giacobbe, del Castiglione Un paesaggio ammirabile, di Gasparo Pussino
[…] Salotto secondo Ha la volta dipinta dal Tavarone, che vi ha effigiato il Trionfo di Marcantonio; due battaglie, una delle quali è quella d’Azio, Augusto che visita Cleopatra, e la morte dello stesso Antonio. Qui troverete due quadri che sono l’uno L’Inverno, e l’altro l’Autunno, del Bassano.
[…] Salotto terzo Lo troverete anch’esso dipinto nella volta da Bernardo Castello un anno dopo dell’altro, cioè del 1593. Mostrasi in essa Scipione in Ispagna, che reprime gli Africani; quando rompe l’esercito Cartaginese con la fuga d’Asdrubale, allorchè mostra la sua continenza restituendo, la Schiava; il nuovo genere d’armi a cui ricorre per vincere Cartagine, e la rinunzia del Nipote a Massinissa accompagnandolo con donativo d’un cavallo. Avrete qui […] quadri: […]di Gioacchino Assereto […] Benvenuto da Garofalo […] Un quadro con la Madonna, il Bambino e S.Giovanni, del Paggi, de’ più singolari di lui […] Valentino […] Cappuccino […] Tintoretto […] Sinibaldo Scorza […] Vandik Un quadro con tre putti, di stile del Parmigianino […] Un quadro di Cristo coronato di spine, con diverse figure, attribuito da alcuni al Tiziano, da altri al Palma […] Andrea del Sarto […] piccoli quadri di Cornelio Wael
[…] Salotto quarto Dipinto nella volta, da Andrea Semino, e sullo sfondo principale, v’ha Sofonisba che prende il veleno inviatole da Massinissa, e quattro altre storie coerenti» 

Anonimo, 1818

L’Anonimo lo descrive come uno dei più maestosi «L’esterior facciata è tutta a fresco dipinta da Lazzaro Tavarone, ed ha i dodici Cesari; il portico con una Battaglia al mezzo, e deità e ninfe al vivo nudo, graziosamente ritratte dai fratelli Calvi; l’antisala da Bernardo Castello, e fu colorita come vi si legge nel 1592. L’argomento di tal pittura è la Famiglia di Dario a’ piedi del grande Alessandro. Vastissima è la sala, entro la cui volta […] sono espresse le imprese delle Amazzoni da Andrea Semino […].
Il primo salotto fu dipinto da Bernardo Castello […]. In cinque riparti della volta vi ha espresso la Morte di Cassio, l’unione di Augusto Lapido e Antonio […].
Il Salotto secondo ha la volta dipinta dal Tavarone, che vi ha effigiato il trionfo di Marcantonio, due battaglie, una delle quali è quella d’Azzio, Augusto che visita Cleopatra, e la morte dello stesso Antonio.
Il terzo Salotto trovasi anch’esso dipinto nella volta da Bernardo Castello un anno dopo dell’altro, cioè nel 1593. Mostrasi in esso Scipione in Spagna, che reprime gli Africani; quando rompe l’esercito Cartaginese con la fuga di Asdrubale; allorché mostra la sua continenza restituendo la schiava; il nuovo genere d’armi, a cui ricorre per vincer Cartagine, e la rinuncia del nipote a Massinissa accompagnandolo col donativo d’un cavallo.
Il quarto Salotto è dipinto nella volta da Andrea Semino, e nello sfondo principale ha Sofonisba, che prende il veleno inviatole da Massinissa, e quattro altre storie coerenti»

Federico Alizeri, 1846 (Manuale del forestiere per la città di Genova)

Questo, risultò il lotto più grande di Strada Nuova, Angelo Spinola per averlo, truccò la gara d’appalto, utilizzando un sistema più che efficace, ovvero quello delle “bustarelle” e l’accordo “segreto” con i padri del comune risultò vincente; lo Spinola battè tutti i suoi avversari. Federico Alizeri nel Manuale del 1846, descrive così la facciata: «[…] fu tutta dipinta a fresco da Lazzaro Tavarone; il portico dai fratelli Calvi, e l’antisala da Bernardo Castello che vi espresse la famiglia di Dario innanzi ad Alessandro.» Descrive anche brevemente i vari salotti, nel "Salotto del bigliardo": «[…] Castello figurò negli affreschi Scipione in Ispagna vincitore degli Africani, e dei Cartaginesi in Sicilia, nell’atto di restituire la schiava» il tema è di notevole interesse in quanto rappresentato, per mano dei fratelli Semino, anche nel Palazzo Serra.

Alizeri, 1875

Per quanto riguarda la facciata, e più in particolare la parte superiore, Alizeri vi riconosce la mano di Lazzaro Tavarone, nonostante gli affreschi fossero, all’epoca, molto rovinati e mancanti di alcune parti «Indi que’ trionfi di Cesari che tengono il campo, benché insidiati dalle intemperie, sostentano ancora l’onor della fronte, e l’allegrano con vaghi toni e contorni grandiosi. Né tanto poté il Tavarone medesimo, che giù sul basso di chiaroscuro imaginò apoteosi d’altri imperatori, con figure di schiavi incatenati a’ lor piedi». Nell’ atrio «[…] è pittura affollata […] con non so quale combattimento» .
Dopo i temi eroici, vennero richiesti per gli interni, temi più leggeri; le volte delle scale sono opera di Bernardo Castello «ancor giovane allora, e non ritroso a minute decorazioni. Fra un girar di cartelle e cornici che sentono a pena il grottesco compose capricci di figurine e di paesi che fan giocondo il salire».
Dello stesso autore è il soffitto dell’Antisala che Alizeri non annovera tra le sue opere migliori «Quivi è la famiglia di Dario che supplica ad Alessandro, e qui vi si annunzia l’età dei dipinti, dacch’egli, curante al suo solito di sottoscrivere alle opere, segnò la medaglia del 1592» .
Andrea Semino dipinse la volta del Salone con storie delle Amazzoni, il suo contributo è presente in molte altre sale; nei salotti si ritrova Bernardo Castello: «[...] in un primo Salotto […] istoriò in quattro spazj le principali fortune del secondo triunvirato di Roma, con iscritti opportuni a chiarire i soggetti. […] Nel secondo Salotto […] conchiude coi trionfi d’Augusto le storie del precedente. […] Nel terzo salotto, e con altri argomenti di romana virtù in cinque spazj che ci narrano le imprese dell’Affricano»

Bibliografia Guide


  • Alizeri Federico, (Attribuito a) Manuale del forestiere per la città di Genova, Genova, 1846 pag. 337-340
  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 197-198
  • Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 154-155
  • Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 275-278
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022