Autore: Pierre Puget
Titolo dell'opera: S. Maria Immacolata
Data: 1669-1670
Ubicazione: Oratorio di S. Filippo Neri
Tecnica: scultura in marmo
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Descrizione dell'opera
Nel 1669 l'illustre famiglia dei Lomellini commissiona all'artista marsigliese Pierre Puget (1620-1694) la realizzazione dell'opera "S. Maria Immacolata".
Lauro Magnani nota come l'esperienza pugetiana a Genova s'inserisca in un periodo in cui l'aristocrazia locale, a seguito dell'infittirsi dei rapporti con la corte romana, manifesta l'esigenza di elevare la propria committenza scultorea, attraverso artisti capaci di esprimere adeguatamente un' idea di "decoro" e magnificenza. Occorre, tuttavia, sottolineare che mentre la pittura genovese, già dall'ultimo decennio del XVI secolo, sembrava orientarsi verso l'enfasi barocca, non altrettanto avveniva nella scultura. Qui operavano, soprattutto, maestranze lombarde ancora legate ad una concezione meccanico-artigianale ed a un'operatività di bottega che ne limitava la libertà creativa. Gli artisti autoctoni inizialmente si rivelarono, dunque, incapaci di rompere con la forza di continuità e di proporre esperienze originali.
Pierre Puget, il quale aveva trovato nel polo del barocco romano, il proprio punto di riferimento, formandosi presso Pietro da Cortona a Roma e Firenze, venne individuato come un artista completo ed aggiornato. La sua alta professionalità era attestata, anche, dalle prestigiose committenze ricevute in Francia. L'artista giunse, una prima volta, a Genova nel 1660 con lo scopo di acquistare del marmo per le commissioni del ministro francese Fouquet. La caduta in disgrazia di quest'ultimo, la prospettiva di una città dove gli si era palesata la presenza di una vivace classe aristocratica e la relativa mancanza di scultori capaci di soddisfarne la committenza, dovettero essere decisivi per la scelta di trasferirsi a Genova.
Il "Bernin de France", così come veniva chiamato, durante il suo soggiorno nel capolugo ligure, realizzò alcuni dei suoi lavori più significativi che, grazie al ruolo di tramite assunto dall'artista con il barocco romano, come osserva Ezia Gavazza, condizioneranno gli sviluppi successivi dell'arte locale.
Sulla base di quanto asserito da Lauro Magnani, l'"Immacolata Lomellini" è una tra le ultime opere legate all'attività di Puget a Genova così come attesta una lettera del 1669 in cui Puget riferisce al Marchese Lomellini di aver dovuto lasciare la città per passare al servizio del monarca francese. L'artista dichiara, inoltre, di aver incaricato i suoi collaboratori di continuare a sbozzare la statua secondo il modello da lui lasciato. Questo è significativo per considerare l'attività di un atelier impostato da Puget, che continuerà a lavorare anche dopo la sua partenza. Infatti, Puget, con un'esperienza pur così diversa per concezione "intellettuale" della scultura, già dal suo arrivo a Genova si avvalse della collaborazione delle maestranze locali, le quali venivano impegnate soprattutto per la sbozzatura dei marmi, conscio delle loro potenzialità tecniche.
Nel gennaio del 1670, l'opera viene ultimata con l'intervento diretto dell'artista così come attesta l'iscrizione posta sul gradino del tempietto nel basamento della statua: N (obilis) D (ominus) PUGET MAC (iliensis) F (ecit) AN (no) D (omini) M (ense) P (rimo) MDCLXX. E' quindi molto probabile che Puget abbia trascorso a Genova alcuni mesi di quell'anno, intenzionato a portare a termine gli ultimi incarichi per la committenza locale.
L' "Immacolata" era stata concepita per essere posta in una nicchia a muro di una cappella domestica dei Lomellini, progettata dallo stesso Puget, e qui collocata solo dal 1679-1680, anno del contratto tra Francesco Macetti, collaboratore dell'artista, e la famiglia aristocratica genovese. Tuttavia, in base a quanto sottolineato da Giovanna Rotondi Terminiello, la statua a seguito della donazione all'Oratorio di S. Filippo, da parte di Stefano Lomellini, nel 1762, perse il suo ruolo d'inscindibilità con l'originario luogo di collocazione. Essa, infatti, fu posta a coronamento di un altare che, per ampiezza e dovizia di decorazione, finì per sminuirne il ruolo.
Colta in un atteggiamento languido e svenevole, accompagnata dal turbinoso agitarsi delle vesti, la Vergine si erge su una nube in cui si addensano i graziosi putti angelicati e gli attributi tipici dell'Immacolata Concezione: la palma, il tempio, lo specchio, la falce di luna ed il serpente. Vincenzo Francia nota che quest'ultimo elemento viene introdotto proprio in età barocca per simboleggiare la sottomissione del peccato alla Purezza e all'Innocenza, la vittoria del Bene sul Male.
Essa presenta le mani congiunte, il viso inclinato ed una leggera torsione del busto, in una versione di assoluta raffinatezza formale e delicata sensibiltà, così come rileva Magnani. Notevole è il virtuosismo di Puget nel trattare la superficie marmorea: dalla perizia esecutiva dei particolari, all'intaglio dei panneggi ed i morbidi passaggi chiaroscurali. Questo, insieme alla capacità di liberare i volumi nello spazio, costituirà uno spunto per il rinnovamento della scultura locale, affrancandola dal ruolo costrittivo legato alla decorazione architettonica.
Durante e dopo il soggiorno genovese di Puget, verranno realizzate numerose varianti dell' "Immacolata Lomellini", tra cui quella di Filippo Parodi nella Chiesa di S. Luca.
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Fonti
Federico Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Terza Giornata, Genova 1846: "La statua dell'Immacolata sull'altare è di Pietro Puget; [...] la quale è forse l'ultima tra quelle che tra noi lavorò, o ci trasmise il francese. Questa gli ordinò un patrizio Lomellini, dopo la sua scortese partenza da Genova;[...] l'atteggiamento cascante e svenevole, e un capriccioso ne' panni che ripugna che ripugna ad ogni legge di verità. [...] In Italia per debito di giustizia fu applaudito il Puget, fu richiesto ed onorato in Genova ove diè luminose prove d'ingegno, e vuol lodarsi per buone doti in questa statua, quai sono la grazia de' putti, e la maestria dell'esecuzione."
Raffaele Soprani, Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1674, pg 325: "[...]per legato dell'ultimo rampollo di quella casa fu lasciata a' Confratrelli dell'Oratorio dei PP. Filippini [..] si veggono alcuni putti fra le nubi, sulle quali posa la statua, che sono d'incomparabil bellezza"
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Bibliografia
Gavazza, Ezia, Chiesa e Oratorio di San Filippo, Genova, 1975, Sagep Editrice.
Magnani, Lauro, Pierre Puget a Genova: per una committenza aggiornata, in: La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento (volume II), Genova, 1988, Fratelli Pagano Editori, pp. 135-142.
Magnani, Lauro, La scultura dalle forme della tradizione alla libertà dello spazio barocco, in: Ezia Gavazza, Giovanna Rotondi Terminiello (a cura di), Genova nell'età barocca, Genova, 1992, Nuova Alfa Editoriale, pag 323.
Magnani, Lauro, Pierre Puget, Uno scultore barocco fra Genova e la Francia, in: Boccardo Piero, Clario Di Fabio, Philippe Sénéchal (a cura di), Genova e la Francia, opere, artisti, committenti, collezionisti, Genova, 2003, Silvana Editoriale, pp. 118-119.
Terminiello, Rotondi Giovanna, Puget trecento anni dopo, , in: Pierre Puget (Marsiglia 1620-1694): un artista francese e la cultura barocca a Genova, Milano, 1995, Electa, pp. 67-70.
Francia, Vincenzo, L'Immacolata Concezione: alla ricerca di un modello iconografico, in: Giovanni Morello, Vincenzo Francia, Roberto Fusco (a cura di), Una Donna vestita di sole: l'Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri, Città del Vaticano, 2005, Federico Motta Editore, pag. 34.
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Compilatore
Nome compilatore: Alice Ferrari
Data: 27 Novembre 2010
Nome revisore: Antonie Rita Wiedemann e Gabriele Lo Nostro
Responsabile: Maurizia Migliorini
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